Venerdì Santo a Nicosia

di Antonino D' Alìo

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Descrizione

L'elevazione della croce con i drappi votivi, dal portico della Cattedrale sul fercolo, montato all'interno del carro adibito per la processione, è, in realtà, un suggestivo quanto insolito correttivo apportato dal vescovo Gaddi, negli anni cinquanta, ad un rituale che si svolgeva in maniera differente negli anni più antichi. Erano, infatti, due processioni di 2 crocifissi che si tenevano, contemporaneamente, nella parte alta e in quella bassa della cittadina dell'ennese, dando spesso luogo a risse con feriti e accoltellamenti tra i portatori che insistevano nel trascinare il crocifisso anche nei vicoli più impervi di Nicosia e sfogavano vecchi rancori personali in quel giorno. La folla seguiva a distanza, quasi impaurita, il percorso, da una parte, del crocifisso di S. Nicolò (qui raffigurato) e dell'Addolorata di S. Calogero, e, dall'altra, quello del crocifisso di S. Maria Maggiore e dell'Addolorata di S. Michele, che terminavano all'alba. Tra le invocazioni di misericordia rivolte al crocifisso, non mancavano neppure, talvolta, le bestemmie e le grida dei portatori che accompagnavano il tragitto delle statue. Il vescovo chiudeva in forma solenne la processione col tradizionale discorso in cui impartiva la benedizione dal balcone del palazzo municipale. Volle, però, che le due processioni si tenessero in date separate: il Padre della Provvidenza il venerdì santo, il Padre della Misericordia il terzo venerdì di novembre, in occasione della benedizione delle sementi e in ricordo del prodigio della guarigione dalla pestilenza che, nel seicento, aveva afflitto la cittadina sicula.

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