Cristina Broggi

Il percorso artistico di Alessandro Andreuccetti è classico, la sua formazione si è svolta presso la facoltà di Architettura e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ma la passione per la pittura, il segno grafico e il fumetto è maturata fin da ragazzo. Quest’ultimo aspetto si è sviluppato parallelamente all’attività pittorica e continua a fornire all’artista riconoscimenti continui e notevoli soddisfazioni. Tra i progetti in atto è degna di nota la collaborazione con la Banca CRAS di Sovicille per la realizzazione di alcuni libri di storia del territorio a fumetti, particolarmente adatti alla diffusione scolastica. Dal 1978 ha iniziato a dipingere e ad esporre in numerose personali e collettive nazionali. Le sue prime ricerche pittoriche si sono indirizzate principalmente sulla tecnica dell’acquarello che l’artista ha sentito congeniale alla sua necessità espressiva e canale prediletto di comunicazione grazie alla velocità, alla versatilità e alla resa d’impatto tipiche di questa tecnica. A seguito di questo primo periodo l’attenzione di Alessandro si è spostata sulla ricerca di tecniche espressive diverse tra le quali il pastello, l’olio e l’acrilico. La conoscenza di tecniche differenti garantisce una continua sollecitazione per l’artista che sfida sé stesso alla ricerca di una comunicazione viva, resa dinamica da pennellate a volte morbide, lunghe e strascicate o spezzate e scomposte. La luminosità dell’acquarello che viene steso sulla carta bianca e gradualmente scurito con morbide campiture di colore, si contrappone all’uso dell’acrilico che dall’oscurità iniziale del supporto trattato con preparazioni scure, lascia emergere grande luminosità con la progressiva stesura del colore. I paesaggi sono la summa della sua ricerca improntata sulla libertà espressiva, tecnica e coloristica. Questi scorci risultano oggettivi solo per alcuni richiami al dato naturale come le colline e i cipressi che punteggiano e ricordano le nostre campagne toscane, ma il dato naturale è solo la scusa per l’esplorazione di un continuo intersecarsi di piani che divengono macchie colorate. L’occhio si perde tra le zone di colore che si sovrappongono e che lasciano una sensazione in bilico tra il dato oggettivo e l’informale. I tratti quasi macchiaioli degli scorci paesaggistici sembrano dissolversi nella morbidezza dei toni acquerellati che distruggono le forme. La realtà oggettuale è lo spunto primario per l’artista che appunta uno scorcio, un dettaglio rapito dal quotidiano, una sensazione di fronte al dato naturale per analizzarlo successivamente in studio; ne deriva una pittura meditata e filtrata attraverso una personalissima visione. La sua tavolozza si fonda sull’uso di toni terrosi come gli ocra, i bruni , i Terra di Siena rivitalizzati dalla contrapposizione con i rossi carichi dei tramonti, i blu cobalto dei cieli carichi di nubi e i verdi scuri che danno vita ad opere vive e dinamiche. Gli scorci di boschi autunnali ricchi di sfumature dai rossi e i gialli accesi , i verdi oliveti sono lo spunto per analizzare la contorsione dei rami, il loro nascondersi e riapparire nel fitto ombroso del bosco, essi rappresentano un continuo stimolo per l’artista che è attratto dal grafismo di queste forme e da una ricerca coloristica senza tregua. La stilizzazione dei tronchi degli alberi si fonde con le macchie di colore che lo contornano creando, uno sfaldamento di forme che toglie ogni contorno. La semplificazione formale e il grafismo pulito del tratto nella descrizione di tronchi d’albero sinuosi come nell’opera intitolata semplicemente “Albero”, richiama alla memoria le suggestioni delle stampe giapponesi prodotte tra il XVII e il XIX secolo divenute protagoniste del Giapponismo, ovvero l'influenza che l'arte giapponese ha avuto sull' Occidente, in particolare sugli artisti francesi della metà dell’Ottocento . Queste stampe erano impostate sulla rappresentazione bidimensionale, e quindi sul colore piatto e l'assenza di chiaroscuri, ma dinamica. In quest’opera la linea curva, semplice e sinuosa suggerisce l'idea del movimento. Per l’artista il Giappone rappresenta un orizzonte di arte e di vita, è un vero punto di riferimento . Il gesto calibrato e pensato di quell’arte crea una relazione tra pensiero e pittura. La poesia che emerge dai tratti eleganti dei maestri orientali spinge Alessandro verso la ricerca dell’espressività più sentita e più magica che è insita nella natura. Andreuccetti osserva con attenzione e grande ammirazione questo stile e sviluppa una grande attenzione nel tratteggio di linee che esaltano la forza e l’eleganza della natura. A questa ricerca libera, dinamica e a tratti informale fanno da contraltare le opere dove è protagonista il disegno, il modellato e la plasticità della figura umana o del cavallo. Le forme scolpite dalla luce, scattanti, nervose e imponenti o morbide e palpitanti delineate con un tratto pulito di carboncino o pastello, attraggono l’artista nella difficoltà ed arditezza degli scorci proposti. Il modellato è il soggetto di opere nelle quali il colore non appare che in minima parte. Il cavallo è forse il miglior strumento di analisi di queste caratteristiche per la dinamica interna e la complessità dell’incontro di forze che lo rendono vero. Il movimento vibrante, il modellato possente e l’eleganza dei movimenti si inseriscono perfettamente nella ricerca dell’artista che come una sorta di virtuosismo, indaga la figura dell’animale tratteggiando linee mosse.

Altrettanto interessanti risultano gli studi sugli angeli berniniani di Castel S. Angelo. Le forme morbide e delicate degli angeli di Bernini, tratteggiate ad acquarello, scevre da ogni carica di tipo religioso, sono frutto di un interesse dell’artista per queste creature piene di mistero. Notevolmente interessanti sono gli ultimi acquarelli di Andreuccetti rivolti allo studio di personaggi che popolano le strade di immaginarie metropoli. Soprattutto si tratta di musicisti di strada fissati nella concentrazione dell’interpretazione di un pezzo. La componente iperrealista di queste opere è solo un aspetto superficiale poiché l’artista, come nella realizzazione di scene di paesaggio, trae solo lo spunto iniziale dalla realtà che non viene riprodotta in modo pedissequo ma meditata e composta. Tra queste opere la più interessante è “Street people”, un colorato e vivace acquarello che con un linguaggio fortemente contemporaneo, coglie il dinamismo e la freneticità di una classica giornata metropolitana. Quest’opera è stata selezionata per partecipare alla Biennale dell’acquarello di Shangai che si terrà il prossimo aprile.

L’arte di Andreuccetti si snoda in un continuo zig-zag di tematiche d’interesse all’interno della quale trovano spazio aspetti legati all’oggettualità e all’informale; molto spesso il confine si perde e l’artista dà vita ad una compenetrazione e ad una fusione di stili diversi.


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