Marcello Pirro

….così si dipanano questi paesaggi, calviniani, apparentemente semplici e complessissimi, pieni, bloccati. Entropici ed estropici e, nel tutto armonico del paesaggio, empatici. Toni si rifà alla più nobile tradizione veneta del paesaggio e a Cadorin. Ma anche a Mondrian, come strumento di analisi, proprio per campiture piatte, matematiche: figurativo o non figurativo? E' per questo motivo che di fronte ai dipimti non si parla di astratto o figurativo per quel filo segreto che lega le campiture a una sorta di magia difficile da catalogare eppure così consoni a questa operazione linguistica ferace che è il suo paesaggio. Del paesaggio grasso del basso Veneto non ha niente da spartire e ben non si capisce se sono letti dall'alto, quasi da foto aerofotogrammetriche, o sono solo paesaggi dell'anima. E' il paesaggio della sua Asolo, sempre sempre lo stesso e diverso, sempre sempre più scarnificato fino a confondere la realtà dal sognato. Guardando i suoi dipinti si può dire qui abita quello, li quell'altro (lui lo può dire) da cartografo aggiornato e da pittore competente perchè lavorare sul paesaggio significa lavorare anche su sé stessi. La sua pittura è piena di implicazioni letterarie. Citavo Calvino prima, quel suo modo lieve e pieno di delizie, profonde, e mi sfuggiva Kafka e la sua grevità. Ma la pittura di Toni Gallina è pittura colta? Si, senza dubbio. Se è vero che la pittura si realizza dipingendo la sua èpittura nel senso più lato della parola. Toni Gallina è anche pittore, e di qualità speciale. 


Marcello Pirro - 23.07.2008




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