Umberto Marinello

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Umberto Marinello - Gennaio 2005
 

Ho già avuto modo di dire in uno scritto precedente che quella di Armando Felpati è una pittura che, costruendosi su un segno che lacera il colore, e quindi l?atmosfera del quadro, si fa immagine di un malessere interiore profondo.
E il disorientamento provocato da tale malessere era visualizzato da un continuo intersecarsi di volute che nelle loro scansioni regolari creavano un effetto-optical che accentuava la sensazione di perdita di un qualsiasi punto di riferimento.
Ora le volute sono quasi completamente scomparse; il segno rimane, ma è affastellato in fasci pressoché unidirezionali, interrotti o intervallati da spazi che somigliano più a lacerazioni che a luoghi vivibili. Il colore sembra tendere ad uniformarsi sul grigio, da cui emerge qua e là qualche sprazzo di colore freddo (e l?acrilico ne aumenta la valenza) cui fanno da contrasto macchie di un rosso violento o degli arancioni degradanti verso il giallo, con una notevole sottolineatura alla drammaticità dell?opera.
Da quell?intrico verticale o orizzontale di segni, condizionati da quelle implicanze cromatiche, esce uno spazio che, conservando una connotazione siderale (e la sensazione di avere a che fare con spazi cosmici viene suggerita dall?andamento curvilineo dei segni e da qualche globo che sembra emergere da distanze incommensurabili) sembra essere attraversato da fughe, da linee di forza che hanno perso ogni controllo, ogni regola che possa essere ricondotta a logiche della fisica.
Si tratta quindi di un cosmo in cui il caos sembra prevalere, un caos che sembra preludere alla deflagrazione totale.
Probabilmente Felpati trasferisce a livello cosmico, dandogli quindi una dimensione apocalittica, quel male di vivere che caratterizza il mondo contemporaneo, attraversato da guerre, devastazioni, disastri ecologici che pongono seri interrogativi sulla possibilità di sopravvivenza del mondo stesso, oltre che dell?umanità.
Sul piano tecnico va osservato che il gesto largo che produce il segno in Felpati viene governato razionalmente, con una precisione che è indice di una sicura lucidità di pensiero.
Ed è proprio a causa di questa lucidità che si capisce che non si tratta di una reazione momentanea o contingente, ma di uno stato vero e proprio che è generato da una cruda e sofferta visione di una attualità che va degradando di giorno in giorno.

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