LUCIANA SCHIROLI

Presentazione del critico Luciana Schiroli 

Personale dell’artista a Legnano 

Centro Culturale S.Magno – Novembre 2007 

 


Dalla poesia dell’immagine all’emozione dell’essere. 


Questo è il tempo. 


La percezione del reale è sotterranea a tutta la produzione pittorica di Bruno Greco che, nel corso della sua ricerca artistica, si è solo apparentemente discosto da quel quotidiano visto e vissuto in profondità. 


Indubbiamente, le “figure” e i “paesaggi” sono strettamente legati alla visione della natura intesa come spazio infinito dove uomini e cose vivono in equilibrio e armonia: una pittura – si direbbe – colta, fatta di pennellate larghe e ravvicinate per indagare sguardi e moti dell’animo, spazi ampi e dilatati dove acqua e cielo si confondono in un unico inno al creato. 


Ritmi melodici, leggermente mossi da contrappunti cromatici, da improvvise scaglie di luce e riflessi d’oro e d’argento. Anche il paesaggio invernale, assopito sotto una cerulea coltre nevosa, tradisce presenze nascoste e arcane, che indagano il mistero della natura e dell’intero universo. In poche sequenze di tetti, di comignoli e di fronde appesantite, il senso della totalità e con essa, il leggero smarrimento che l’effimero prova di fronte al silenzio, all’assoluto. 


Ed è questa consonanza di sentimenti e di ritmi, di pause e di intrecci, di pensieri e di moti del cuore e della mente a condurre gradualmente Bruno Greco alla stesura di strette campiture cromatiche che si sommano e s’incontrano in un gioco chiaroscurale di forte effetto espressionista, come sta a dimostrare il “tramonto sulle risaie” del 2004. 


Quella figurazione, prima così esaltata da tocchi luministici e da effetti chiaroscurali, diventa ben presto lo strumento di una semplificazione che trova nelle Serie Brown 777 la sua sintesi più compiuta. 

Della percezione del reale resta il titolo dell’opera che acquista via via una sua propria autonomia: e gli spazi geometrici, triangoli o rombi che siano, quadrati o figure irregolari, altro non sono che puri ritmi che si confrontano nello spazio in modo dinamico e a volte vertiginoso. 


Anche se ad una visione ravvicinata, il colore rivela la sua matericità e la sua concreta corporeità, sono le scansioni cromatiche a dominare il campo in un vitale caleidoscopio di luci. 

Se “nel mio sogno…nevica” palese è la compresenza dei due elementi che si ravvicinano in una duplice tensione, in “temporale sui campi” la tensione verticale che procede dall’alto si placa nelle linee orizzontali della parte inferiore. Tra le due, lo spazio puro dell’aria e del silenzio. 


L’elemento pulsionale, quello che fa muovere e roteare le scansioni, diventa magma ribollente nelle opere più recenti, dove la forza dell’inconscio, del sostrato emotivo e della spinta creativa esplode in un bagliore centrale dirompente che diventa vortice circolare, ritmo vertiginoso e frenetico che va oltre i limiti fisici della tela stessa: la forza della pulsione diventa velocità segnica, gesto, linea, colore soprattutto. Dal centro del nucleo primario s’irradiano tensioni attive che diventano sonorità musicali. 


In altre opere, sempre dominate da nebulose di luce, l’energia sembra placarsi in ritmi sempre circolari e dinamici, ma più sereni e quieti. 

La tensione sfibrante si è allentata e il rosso e il blu lasciano il posto al verde e all’azzurro, scanditi in gradazione cromatiche di intenso lirismo. E’ questo il tempo del sogno e della felicità. 




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