Franco Bulfarini

Carla Gallato, in arte “Kara”, che ha alle spalle studi da Geometra, una laurea in Architettura, ed una vita ricca di esperienze lavorative, oltre alla famiglia ed affetti.

È riuscita solo dal 2010 a cimentarsi con pienezza nel percorso artistico, espresso fin da ragazza, dando piena realizzazione all’intimo sentire. Per prima cosa sperimenta la tecnica dell’acquarello fino a raggiungere esiti interessanti e poi, grazie al supporto di noti maestri, si avvicina alla pittura ad olio su tela per testarne le potenzialità espressive. Kara utilizza anche tecniche raffinatissime e non di semplice esecuzione come la ceramica Raku (vedi la scultura “Alterated Book”), unitamente ad esperienze entusiasmanti di Mail Art, con opere spedite in tutto il mondo.

Con l’avvicinamento alla filosofia buddista, il suo percorso si arricchisce di nuovi contenuti conoscitivi ed artistici, fra cui spiccano le opere realizzate secondo la filosofia giapponese “Kintsugi”. Questa tecnica consiste nel recupero di oggetti rotti, come tazze od altro in ceramica o porcellana, con lo scopo di donare loro una seconda opportunità di vita, portandole dalla dimensione artigianale “seriale”, quale era quasi sempre quella di partenza, alla dimensione artistica di pezzo unico, trasformato dal processo di ristrutturazione, realizzato con giustapposizioni raffinate e complesse, anche con uso di foglia d’oro. Ne deriva che all’oggetto si aggiunga una nuova fierezza e singolarità, quasi una sacralità prima impensabile.

Questa forma d’arte di derivazione Giapponese esprime una filosofia molto semplice: l’esistenza, senza eccezioni, è transitoria, evanescente, incostante e tutte le cose sono destinate alla fine. Questa ineludibilità va accettata con approccio sereno e consapevole. Scatta in lei la “Mono no aware (物の哀れ)” ovvero la forte partecipazione emotiva nei confronti della bellezza della natura e della vita, generato dall’empatia con gli oggetti. Tuttavia si genera anche una malinconia, una profonda tristezza per le cose decadute: proprio la loro decadenza è il primo passo della rinascita di una bellezza superiore, prima nascosta dall’omologazione.

Per Kara, l’arte è, dunque, necessità di ricerca atta all’ampliamento di orizzonti, anche filosofici, come le sue opere attestano, soprattutto le sculture e la ceramica Raku, di cui è abile creatrice. Siamo di fronte ad esiti significativi di un percorso artistico e valoriale. L’arte diviene esistenziale. Con Kara, assistiamo alla rottura degli equilibri, come modo prescelto, per conquistarne altri, senza tema dei cambiamenti.

L’artista redige nuovi codici espressivi, fortemente evolutivi, e procede oltre gli schemi per forgiare nuove impalcature, per un’espressività sostenuta da continue ripartenze creative. La creatività è misura importante nella sua dimensione artistica, che pure ha una preparazione ben sviluppata anche sul piano tecnico artigianale del fare. Questa non è fine a se stessa, bensì supporto e base di una visione interiore espansiva e socializzante, ed in questo anche appagante, impregnata di riflessioni profonde evidentemente insite nelle opere, non solo di forma o valore estetico.

Kara non rinuncia alla ricerca, come testimoniano gli stessi strumenti di cui si dota, i colori prodotti con terre e miele, la sua pittura con il caffè e le chine colorate e tanto altro. Tutto è creatività, tutto è sperimentazione e si diverte anche con la carta, introducendo la carta velina goffrata, il gesso spalmato sul classico foglio, ecc. Il risultato è un sapere generalizzato posto al servizio di un’armonia interiore, raggiunta attraverso l’arte, che informa di se la vita rendendola appagante.

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