Dell'Artista Giuseppe Cardella dicono:

Nell’opera di Giuseppe Cardella confluiscono e si compendiano, in una felice sintesi

pittorica, elementi iconografici e di prestigiosa artigianalità che si traducono in

simbologia creativa, vocazione narrativa e solarità cromatica. Il tutto in un’ardita

intersecazione di forma e di contenuto.

Espressionismo ed impressionismo si fondono nell’assonanza dei colori con il plastico

vitale e si completano nella fantasia compositiva di assoluta originalità.

Ci troviamo di fronte ad una pittura scultorea non contaminata da accademismi

intellettualoidi e scontati.

L’istinto, primitivo e primario, è tuttavia sapientemente temprato nell’articolazione

esteticamente elegante di un linguaggio nuovo e innovativo.

Lo stile è quello squisitamente percettivo di una realtà che sa di ricerca emotiva, di

equilibrata invenzione della materia, di razionale raffigurazione dell’oggetto nella sua

multiforme interpretazione, soggettiva e ideale, ed è un insieme immerso in uno spazio

senza tempo e senza limite, armonicamente palpitante e mai statico.

Risalta una inconfutabile versatilità strutturale nell’accostamento tonale, tecnicamente

modellato, al tema artistico proposto che sfugge a qualsivoglia messaggio enfatico per

assurgere ad una personalissima e suggestiva rappresentazione dell’ego pensante nei

confronti di un universo variegato e di ampie vibrazioni che coniugano le coordinate

magiche dell’ideazione con l’elaborazione intuitiva dei dati analitici del reale e surreale.

Il colore viene distribuito a supporto di una metafora discorsiva che mira al trionfo della

visualizzazione immediata sull’immagine lentamente meditata.

Cardella privilegia il dialogo e non il monologo infarcito di espressioni coloristiche fini

a se stesse.

Il colore è, in tal guisa, il mezzo e non il fine della tematica plasticamente figurata e con

essa si identifica per un flusso di sensazioni che siano comprensive e comprensibili

della sintesi di un libero e duttile incontro tra l’idea e la sua estrinsecazione come

prodotto di una indagine compiuta.

L’artista Cardella vivifica la materia inerte plasmandola e modulandola secondo criteri

selettivi di una scelta pittorica anticonvenzionale che sa di superamento e di sfida agli

schemi ormai consunti della cosiddetta narrazione metafisica dei soggetti dipinti. Ne

viene fuori un’atmosfera che coinvolge e incuriosisce, suscita perplessità e quesiti che

inducono alla riflessione e che sono assiomatiche dell’osservazione critica dell’opera

d’arte.

E’ questo l’obiettivo dell’autore. Conoscere e conoscersi, interrogarsi e interrogare

sull’effettivo contenuto di una “epistola” pittorica.

Cardella ne è consapevole e lungo l’inedito percorso della sua ricerca artistica traccia le

impronte ed imprime i segni della sua intimistica visione delle cose e del mondo per

quel insopprimibile anelito al vero e al bello trasfigurati nella plastica che parla, respira,

vive e racconta la grandezza dei valori e dei colori che sono l’immenso prezioso

patrimonio dell’intelletto umano e dei suoi sentimenti più nobili. Ma sono soprattutto

arricchimento dell’anima e della storia culturale ed umana di ogni creatura che vive

sulla terra.

Nuccia Grosso Azzaro

GIUSEPPE CARDELLA

Che sia tempo di accesa sensibilità comunicativa, di segnazioni neoplasmi irrazionali,

lo dimostra Giuseppe Cardella, operatore di quelle che chiamiamo arti visive, e

impegnato in ricerche impervie ma suggestive, intorno alla superficie dell’opera

dipinta. I mezzi e gli strumenti e i soggetti e gli oggetti dell’espressione, più che della

espressività, in questo nostro tempo si sono moltiplicati a dismisura. Sicchè, a buona

ragione, Cardella, come i meno conformisti espressori moderni, non è più prigioniero

di formule stilistiche obsolete, viste e digerite in un trentennio di “experimenta” che

durano lo spazio di un mattino, ma ha, cioè, sente il diritto-dovere morale di cercare

una novità linguistica propria, in un ambito astratto ma avulso da paternità putative o

storicizzate. Col periodo dei plasticismi cromatici, sorta di bassorilievi modulati dal

colore e modulanti una geografia onirica. Libera da parvenze iconologiche, Cardella

s’inventa una libertà, a mò di specchio concavo e convesso della realtà fenomenica

del mondo, anzi, dell’universo. Con questa periodazione, Giuseppe Cardella cogli

l’essenza emergente della propria tensione istintiva, ne definisce in maniera la più

informale, il rapporto (e gli equilibri estetici, difficilissimi) forma-colore-segno.

Operatore, prima ancora che artista (la differenza è nella programmazione della

creatività), Cardella si è consentito una lunga confittualità con la forma, ha inteso

persino rifiutare modelli illustri della pittura materiale, pur avendo i mezzi fattuali per

seguirne le mosse. Si sa: il pericolo a cui sono esposti molti artisti contemporanei è

quello della provvisorietà della ricerca o della provvisoria definizione del proprio

linguaggio: Giuseppe Cardella, nei suoi viaggi verso planetari onirici, ha una bussola

che lo orienti in queste geo-grafie della psiche, in queste storie dell’immaginario

plastico? Egli sa che dai pianori tessutali della tela, una volta impregnata nobilmente

di pigmenti, come nel Cinque e Sei e Sette e Ottocento, ma pur sempre intelaiate nel

piano narrativo e limitante della cornice, forse è la prima volta, dopo il taglio e la

perforazione di un certo Lucio Fontana, che la superficie pittorica riceve siffatti

tellurismi, la sollevano e l’acconcano in una sommovimentazione che – più del sogno

cardelliano – pare essere comandata da indotte pulsazioni creazionali, tali da indurre

l’artista in tentazione: quella di ricercare in sedicesimo l’orografia del mondo. E

questo perché con l’azione sculturale (molto più complessa di quella pittorica),

ancora più evidente è il problema dell’unicità, della rescissione del cordone

ombelicale col già visto, con le esperienze pregresse proprie e degli altri, vissute o

attraversate. Giuseppe Cardella cerca di aprire un discorso intorno alla strutturalità,

cioè alla gestione della materia, cioè alla tecnica, ponendosil’interrogativo –

tipicamente filogico – della unicità, non tanto sul come fare ma sul con che cosa fare

arte. Parafrasando Macchiavelli, anzi capovolgendone il pensiero, Cardella vuole che

nei suoi composti, sia il mezzo a giustificare il fine. Soprattutto se questo è raggiunto

calando energeia gestuale, forza primaria all’interno dei plasticismi, facendo

cougulare i pigmenti lungo gli anfratti di un superficie che non solo contenga le

forme, ma le sviluppi con stranienti movenze. Oniriche, appunto.

Donat Conenna

“Poesie ed Opere Religiose”

Opere in Volume di Giuseppe Cardella

A volte mi domando: "Che mondo sarebbe senza il poeta: Colui che incarna con parole e suoni e

respiri la memoria dell’eternità. Egli ha un autentico contatto con la realtà, la natura, il sogno e si

eleva al Creatore nell'impalpabile profumo di una natura che diviene ala del suo essere creatura

elevata a Dio.

Ricco di virtù il poeta è lontano da ogni sorta d'invidia di odio di cattiveria di protagonismo; In

quanto coniuga momenti dl vita quotidiana con lampi d'anima e scioglie i più duri nodi con la bontà

essendo egli salmo creativo della sua stessa intraprendenza.

Il poeta dona, offre, regala al prossimo il dettato divino della sua volontà. Egli non s'inventa, perché

vive all'interno di un disegno celeste dove aria, profumi e canti divengono motivi di un' ontologica

missione quale dottrina della sua stessa esistenza.

Egli ama le cose come nessuno al mondo e sa che la vita è preziosa in ogni attimo, perché elargisce

sentimenti nell'unicità della sua elevazione spirituale.

Il poeta e una pietra sacra sulla terra, brilla nel sole, nel pianto e nella tempesta, perché è meraviglia

del creato e verità al cospetto di Dio.

Presentare Giuseppe Cardella, un autore all'apice della sua maturità espressiva negli orizzonti

culturali dei contemporanei è un incentivo che avvalora tutta la fascia dei poeti di questo secolo, in

quanto il nostro mondo ha realmente bisogno di autori che sanno rappresentarsi e nel dettato

vernacolare e nella versificazione in lingua soprattutto per fortificare il tessuto lessicale sia estetico

che ermetico della letteratura o di ogni altra Musa.

Il nostro scrittore, affermato per quello che riesce a proiettare nel campo della letteratura, è da

prendere nella massima considerazione non solo per il dinamismo dimostrato tra le pagine

dell'odierna silloge "Poesie e opere religiose”, ma anche per il suo temperamento genuino, naturale,

schietto leale e realmente emotivo, perché egli sa che avere un'anima è come avere Dio nel proprio

cuore.

"La poesia a carattere religioso ci permette di navigare lontano anche quando i marosi presentano

tempesta: essa è ben capace di guidare il timone!"

È quanto affermava il grande regista Roberto Rossellini quando, al tramonto della sua attività

cinematografica, scoprì un grande amore per la poesia.

È un grande idillio il sibilo discernimento che caratterizza la missione teologica del nostro autore le

cui arie s'aprono come azzurre magie nei riflessi dell'amore, ma soprattutto nella fede: un pianeta la

cui dimensione si riscontra in perfetta sintonia col

mondo poetico di Giuseppe: un'isola di meridiani, che elargisce impalpabili emozioni, ma

soprattutto ci aiuta a capire altri mondi lontani dalla nostra realtà.

Giuseppe Cardella, guerriero romantico e menestrello innamorato, scopre nel simposio della luce il

valore della sacralità, nonché l’incontro con la "Croce” che annienta gli ozi. Innamorato di Cristo in

tutte le sue dimensioni, in questa silloge ci offre un dettato sincero, elaborando temi ed anatemi a lui

congeniti, ricchi di scene, impulsi, aspetti e precetti, elementi che ci offrono un bagaglio esplorativo

delle sue virtù...

Versificazioni a mo' dl preghiere, invocazioni, afflati, spontanee amalgamate da una

profondità dl pensiero, ma soprattutto consce di un'armoniosa fusione dl parole inneggianti l’amore

e la fede, che senza dubbio, sono il prodotto di uno studio che suscita un magnetico interesse nel

richiamare con odi suadenti momenti di verità in proiezione all'Altissimo, onde sensibilizzare quanti

vivono il mistero dell'amore finanche nel dolore nell'istante che si perde nel silenzio, nel ricordo che

diviene pensiero o parola inespressa, che talune volte rischia di rendere fragile l'apice del

sentimento stesso.

Giuseppe Cardella ci offre un documento legato all’humanitate valori soffuso da quelle percezioni

sacre come l'amore, nonché da un'indelebile teologia che definirei "quorum" che spazia

nell'incontaminato harem del sentimenti quotidiani. Infatti le sue odi evidenziano cadenze dettate

dall'io supremo, nonché da chi la sofferenza la conosce in tutti limiti, ma al di là del dolore e della

ragione il poeta ringrazia Dio per avergli concesso il grande dono della fede.

Un particolare da evidenziare in questo libro è quello di scoprire un "mondo onirico"

costellato da iconografie che nutrono il tessuto teologico dell'autore, immagini che vengono fuori in

primo luogo come un fattore psicologico che ci aiuta a capire i principi di chi non smette mai di

guardare in alto, perché ama lo spazio, l'aria, la natura, la Croce, la bellezza del creato, quindi anche

queste immagini, come gli scritti, ci trasportano negli orizzonti dello spirito e della coscienza.

Mi domando cos'è la preghiera, la stessa poesia per il nostro autore: un avvertire sensazioni,

percezioni, carezze che alleviano momenti tristi e ci fanno riflettere la natura, Dio, la sofferenza,

l'uomo, i suoi fenomeni e quant' altro ancora. Ma la poesia religiosa è anche il tempo della

memoria, perché i poeti o gli scrittori come S. Agostino sono degli eletti e come tali riescono a

capire anzitempo ondate e fenomeni d'ogni natura per cui la poesia e la preghiera appartengono

soprattutto alla bellezza e quelle verità che ci aiutano a capire il valore della nostra energia nonché

talune fragilità col potere dell'anima.

Il mondo di Giuseppe Cardella è fatto di un realismo indelebile, che gli permette di esprimere il

proprio tempo, il pensiero e la stessa spiritualità in un'alta atmosfera di luci e colori equivalenti al

'palpito della vita". Nei suoi temi è facile intuire un percorso di emozioni originate indubbiamente

dalla sua sensibilità, grazie anche ad episodi e momenti cruciali che l'hanno visto protagonista in

taluni percorsi di vita, come in eventi più disparati che egli stesso non trova difficoltà nell'attestare

il suo idillio per la preghiera… avvertendo in essa parte integrante del suo lungimirante orizzonte

umano.

Ammirato dalla critica competente per la spontaneità dei suoi percorsi in versi, il Mecenate di

Ribera di Agrigento riscuote validi consensi con dei rimarchevoli apprezzamenti da critici ed

addetti ai lavori ma soprattutto nel suo impegno socio- pedagogico, settore che gli permette di

esprimersi ad alto livello negli orizzonti della cultura contemporanea - tanto bisognosa di

alimentarsi con la vivacità di animi letterari come il suo, fortificato dal pianeta della fede e

dell'amore, ma soprattutto da un sensibile misticismo divino.

Cav. Gianni Manuale

Presidente dell’International Vesuvian

Academy Association

"L’ASTRALISMO" di GIUSEPPE CARDELLA

Immaginate per un momento di volare su un aereo ad alta quota o meglio

ancora su un’astronave e provate a guardare il panorama sotto di voi: avrete

certamente una prospettiva schiacciata verso il basso ma tridimensionale,

con prospicienza di alte vette e di pianure come oggi viene gia realizzata

dalla aerofotografia.

Ebbene questo effetto suggestivo ed affascinante è reso in maniera molto

originale dalla prospettiva creata nelle sue opere dal riberese GIUSEPPE

CARDELLA.

Manipolando la tela con cui ha sempre avuto molta dimestichezza ( è stato

per anni un abile sarto da uomo) e mischiandola con la plastilina o ancora

meglio con il poliuretano espanso per imbottiture, Cardella è riuscito a

creare una forma d'arte che potrebbe definirsi “altorilievo”, anche se in

realtà non è tale; è invece un frammisto originale di movimenti

inframmezzati da macchie di colore intense, ora gialli, ora azzurri, ora blu.

Oserei definirla una pittura "ASTRALE", come se l'artista si portasse fuori

dalla dimensione umana per trascendere la realtà oggettiva del nostro

mondo e portarsi verso l'oltre con l'occhio ai nostri limiti umani. È

un'aspirazione a superare la barriera del conoscibile per andare verso

suggestioni nuove, alla ricerca forse della serenità dello spirito. Questa

forma d'arte imprime alla tela una vita propria, come se il nostro mondo

non bastasse più all'artista ma fosse in proiezione alla ricerca di una

dimensione extraterrestre.

Un ingegnere o architetto potrebbe anche definirlo un semplice "plastico",

ma questa pittura astrale è certamente e vuole esserlo qualcosa di più di una

semplice definizione strutturale. E qui è proprio il pregio di questo artista

che in pochi anni ha "sperimentato" questo effetto di creazione realizzando

vere e proprie opere d'arte che (tra l’altro) presentate in piano con soluzione

di giochi di luce e di ombre potrebbero veramente creare una suggestiva ed

originale mostra tridimensionale. Siamo certi che Cardella non si fermerà a

queste prime composizioni, create tra l'altro in tempi mo1to brevi, e siamo

anzi convinti che potrà affermarsi come continuatore di una corrente

pittorica come 1"'ASTRALISMQ", sorta a Biella nel I978 ad opera del

pittore-poeta Pietro Raimondo d'Aragona ed il cui Manifesto è stato reso

pubblico nel mondo in una cartella di litografie nel 1981.

Il cammino artistico di Giuseppe Cardella

L’attività artistica di Giuseppe Cardella è intensa e variegata. In un decennio, che ha

visto la sua produzione crescere quantitativamente e soprattutto qualitativamente,

l’artista di Ribera ha saputo maturare una esperienza complessa e ricca di stimoli

culturali, umani e sociali.

Le opere di Cardella sono essenzialmente di tematica onirica perchè il pittore sa

spaziare dalle raffigurazioni geometriche iniziali, molto ricche di colori, vivaci e

pregnanti, alle composizioni artistiche che mostrano una graduale maturità tecnica e

che raffigurano i sentimenti dell’uomo verso se stesso, i suoi simili e Dio.

Le tele di Giuseppe Cardella hanno la peculiarità delle grandi dimensioni

geometriche attraverso le quali il lettore può meglio assaporare gli aspetti più

significativi dell’opera d’arte. Il pittore realizza, con la tecnica della

tridimensionalità, le tele che vengono accuratamente manipolate e poi sapientemente

dipinte con colori acrilici molto forti che suscitano attenzione e interesse.

Cardella parte da figure geometriche complesse, alcune delle quali hanno anche il

pregio della scomposizione, per proseguire verso una maturità artistica che guarda ai

fatti del mondo, di ieri e di oggi, alle variegate attività professionali dell’uomo, ai

momenti intensi vissuti dall’umanità e al rapporto uomo-Dio.

Il pittore affina sempre di più la sua tematica espressiva, a volte prorompente e a

volte decisamente delicata, si sforza di rendere meglio leggibili le sue opere, ricerca

nella sua interiorità i sentimenti condivisibili, denuncia le storture di cui spesso

rimane vittima l’umanità e lancia un messaggio di fraternità al mondo.

Il cammino artistico di Cardella è dialettica e confronto, quotidianamente in

itinere.

Enzo Minio

Giornalista

L’affabulante originalità del proporsi di Giuseppe Cardella

fornisce all’estimatore ed allo studioso abbondante materia di

cogitazione più sui segni dell’Arte che sugli indicatori

direzionali, laddove anche il primo impatto con la sua ampia,

informale e proteiforme produzione chiama a raccolta adunate di

pause silenti come le sequenze materiche ri / create in

coniugazione di equilibri tra apparenti staticità strutturali ed

inarrestabili gorgoglìi di dinamismi interni.

Produzione visuale e tattile, quindi, quella di Giuseppe Cardella;

abilitata cioè per sua natura, in altre parole, a stimolare la mente

tramite un composito feedback percettivo che parte dall’atto

fisico del vedere e perviene al profondo dell’io attraverso

l’ulteriore fisicità di un “tangere” determinato ed imposto

dall’irresistibile, catalizzante attrazione delle mani verso i dossi,

le valli, le alture, le profondità di una tela / non - tela riuscita a

catturare ed a materializzare attimi fuggenti tra i dedali

dell’inconscio e che potrebbe anche, con eguale e inquietante

fulmineità, compiere tragitti inversi, prestidigitando

trasmutazioni nello spazio d’un battere di ciglia: come un

paesaggio di dune plasmato dal vento del deserto, metamorfosi di

apparenze e di miraggi.

Nuccio Mula

scrittore - critico d’arte

docente di teoria della percezione

e di psicologia della forma

PRESENTAZIONE CRITICA

SULL’ARTISTA GIUSEPPE CARDELLA

Presentare e giudicare un artista non è impresa facile e semplice.

Per prima cosa, guardare l’opera con estrema attenzione; da vicino, da lontano e da diverse

angolature. L’occhio, la mente, la sensibilità del critico deve portare a compenetrarsi sull’opera,

farla sua, quasi annullarsi in essa, per potere percepire l’intima essenza, il significato, lo spirito di

cui è permeata e, di conseguenza, il messaggio che l’artista, attraverso la sua mente e abilità tecnica

vuole trasmettere al cuore, alla mente, alla sensibilità stessa dello spettatore.

Senza ombra di dubbio, posso affermare che Giuseppe Cardella non è un pittore, bensì un artista di

qualità straordinarie e direi spettacolari.

E’ un artista che racchiude in sé molteplici capacità: potrebbe essere scultore, pittore, artigiano e

anche musicista.

Potrebbe sembrare strana questa ultima affermazione, ma non è così: la pittura è musica, l’arte è

armonia, la scultura è la forza adamantina dell’arte stessa. Basti osservare, anche con occhio

svagato, le sue opere e l’osservatore si accorge subito di trovarsi dinanzi ad una personalità

complessa, singolare, unica.

Le sue opere sono musica, poesia ed espressione. La pittura tridimensionale, dai più molto gradita e

apprezzata, presenta i vari oggetti della realtà quotidiana, della realtà che ci circonda: personaggi

vari, ritratti, volti, arnesi, che noi osserviamo e anche ammiriamo, ma raramente suscitano in noi

delle “emozioni”, svegliano la nostra mente e travolgono la nostra sensibilità, presentandoci un

mondo nuovo, un nuovo stato dell’essere, un nuovo modo di vedere e interpretare le cose e

l’universo che ci circonda. Per esempio, la serie del “mondo onirico” ci trasporta in una dimensione

a noi sconosciuta, ma affascinante, che ci penetra fin dall’intimo, invitandoci alla riflessione e

all’introspezione.

Straordinario per forma e concezione il quadro “Nel blù dipinto di blù”,. quelle forme nitide eppure

indefinite, tra loro unite eppur svincolanti, racchiuse in una perfetta sfera, al cui centro troneggia

una macchia di colore, è opera unica.

E che dire del “TSUNAMI”: Questo mare terribile e travolgente, che sembra inghiottire tutta la

terra, con la forza implacabile e irrefrenabile della Natura tutta. Tutti i quadri del “mondo onirico”

potrebbero essere la rappresentazione più significativa del nostro inconscio e sub-inconscio,

quando, nel sonno, la nostra mente, libera dai legami della ragione e della logica, si libra

nell’immensità dell’universo onirico, creando forme fantastiche, dai colori ora cupi, ora spendenti,

in un evolversi di forme in continuo e incessante trasformazione.

Ma passiamo ai “Futuribili” che esprimono una manipolazione di tela + acrilico nuova, originale,

impensabile e, perfino, non concepibile e incredibile nel campo dell’arte. Ma l’arte non è una forma

statica, ma dinamica e travolgente. L’arte è l’espressione più evidente e tangibile non solo della

personalità dell’artista, ma anche del mondo e dell’epoca in cui viviamo e ci dibattiamo. Per

esempio “Lacrime e sofferenze”, una tela, su cui scorrono rivoli di sangue.

Rappresentazione drammatica del sacrificio di Cristo, dal cui capo incoronato di spine, scivolano

lacrime di sangue.

E tutti gli altri “futuribili” hanno forme e colori diversi, strani, inimmaginabili. Come i migliori

scrittori e drammaturghi del primo Novecento terminavano le opere, con un senso d’indefinito e di

sfuggente, per lasciare allo spettatore la libertà di una ma personale interpretazione del finale, così il

nostro artista, crea queste forme di vario tipo per concedere a noi una nostra personale

interpretazione di un significato ascoso e onirico.

Complimenti all’artista, vero artigiano di una nuova arte, arte senza limiti e confini.

Prof.ssa Angela Piazza

Biografia Cardella

A volte l’arte si incontra per caso, nei luoghi dove ci porta la vita: è certo questo il caso di Giuseppe

Cardella, eclettico artista riberese che possiamo definire sarto-pittore-poeta. Nato negli anni tristi ma pieni

di volontà di ripresa del dopoguerra, da piccolo segue con interesse e buone attitudini l’attività del padre,

sarto di un piccolo paese del profondo Sud d’Italia, Ribera in provincia di Agrigento. “Sartu nascivu” dichiara

Cardella nella sua poesia dialettale “Chi ti nni pari?”, dove confessa sinceramente di avere avuto “scola

picca”: autodidatta, creativo e appassionato di arti, da giovane diventa un po’ un modello per i suoi

coetanei, in quanto ama vestire uno stile curato, ma anche estroso e attento ai particolari. Negli anni della

maturità si accosta all’arte pittorica sia per interessi di lavoro (apre un laboratorio di cornici, stampe,

quadri), sia per inclinazione naturale: è proprio questa inclinazione che lo porta ben presto ad essere egli

stesso protagonista dell’arte pittorica con una interessante attività di gallerista e di autore di opere

originali, dove la cifra dominante è la sperimentazione di tecniche innovative che gli conferiscono una

buona notorietà e gli consentono di ricevere premi a livello anche nazionale e internazionale. Accanto alla

passione per la pittura sboccia presto anche quella per la poesia, specialmente quella dialettale: nel dialetto

della sua terra Cardella riesce a trasferire le sue primigenie emozioni, i suoi empiti passionali, i suoi sogni e

le sue speranze. Operazione non facile conferire al dialetto ritmo, musicalità, densità espressiva, ma

l’artista riesce perfettamente ad inserirsi a pieno titolo fra i più originali autori siciliani, forse perché la sua

ispirazione sincera non si sente imbrigliata, ma scorre fluida e flessuosa nelle forme che meglio si

modellano sul suo genuino sentire. L’ambito tematico delle sue raccolte è ampio e spazia dalla poesia

d’amore a quella religiosa, dalla descrizione della natura alla riflessione esistenziale, dalla descrizione

paesaggistica alla lirica intimistica, densa d’amore per i familiari, per la natura o per il paese natìo.

Recentemente ha pubblicato una lirica che è contemporaneamente poesia, racconto e immagine; intitolata

“Ricotta cu lu seru e pani sminuzzatu”, porta a livelli ancora più arditi la sua innata propensione per la

sperimentazione artistica: “poesia visiva” viene definita questa particolare commistione fra poesia e arte

pittorica, liriche “illustrate” dalle artistiche pennellate del maestro Pietro Giandalia; il lettore entra in un

mondo dove la poesia non è solo quella delle scelte metriche, delle tecniche di composizione, della rima o

delle figure retoriche, ma diventa racconto di vita, dei momenti vissuti da ognuno di noi, dentro quadri che

rimandano ad un’infanzia lontana, amata e rimpianta, quasi un eden di serenità dove le angosce del tempo

presente vengono magicamente allontanate dalla spensieratezza giocosa dei bambini, dalla presenza

attenta e severa degli adulti, dagli odori e dai sapori di atmosfere che sarebbero perdute per sempre se la

poesia di Cardella non le riportasse a noi lettori del terzo millennio, prigionieri di un tempo angosciato; i

versi e le immagini ci regalano momenti di serenità con tutta la magia dei rituali antichi, di un viaggio

attraverso frammenti di memorie autentiche e preziose. La più nuova tecnica poetico-visiva è quella della

“poesia tridimensionale”, versi “commentati” da immagini costruite con un sapiente lavoro di “taglia e

incolla”: apriamo il libro e, mentre leggiamo i versi, tocchiamo con mano l’oggetto che li ispira. Si può

affermare in definitiva che, qualunque sia la tecnica alla quale affida la sua ispirazione, i suoi versi ci

prendono per mano e ci conducono lontano, in luoghi e tempi altri dove vediamo immagini dimenticate,

respiriamo odori e sapori autentici, forti; torniamo da questo viaggio rinnovati e arricchiti, sicuri che valori e

affetti così importanti non possono essere affidati se non alla poesia, che magicamente tramanda la

memoria e i sentimenti degli uomini, affermandoli come eterni e destinati a superare la limitatezza del

nostro tempo e dei nostri spazi .

Prof.ssa Giovanna Quartararo

Presentato dal Cav. Gianni Ianuale – Presidente dell’International Vesuvian Accademy

Association, Sacralità – Poesie e opere religiose di Giuseppe Cardella è una raccolta di poesie e

immagini realizzata dallo stesso autore che, oltre ad avere il dono della vena poetica, ha la passione

per la pittura.

Prima di parlare delle poesie, però, è bene fare un breve cenno sull’autore e sulle sue abilità

naturali, in quanto a coloro che posseggono queste doti spesso viene detto “è un talento”, possiede o

gode di una personalità carismatica, perché geniale e allo stesso tempo coinvolgente. Che significa

essere carismatico? Giuseppe Cardella, parlandoci di Sacralità, vista in una prospettiva cristiana,

mette in evidenza il suo carisma poetico, assume una dimensione che va al di là della sua

predisposizione o delle sue qualità personali, non perché parla di tridimensionalità, ma per il dono

di cui è portatore, ricevuto gratuitamente dall’Onnipotente perché egli possa metterlo a servizio

della comunità allo stesso modo di come lo ha ricevuto, per il bene di tutti. Infatti, chi legge poesie

è ormai assodato che riattiva dei meccanismi di “rimemorazione”, inducendo il lettore a riflettere e

a ripensare sul suo vissuto, in quanto la poesia non è solo una questione di stile. Giuseppe Cardella,

oltre ad avvalersi della lingua madre, spesso si avvale del “vernacolo”, ove si intrecciano trame che

vengono ripescate nella profondità delle tradizioni, riguardanti la sfera emotiva e cognitiva di un

modo di presentare situazioni umane quotidiane, autoriflessione per chi scrive e aiuto per chi legge

anche quando i versi confermano opinioni, immagini e tesi, prevedibili e dati per scontati, sia che

riguardano il passato che il presente ed anche il futuro.

Prima ca moru, serviti di mia,

dimmi chi pena a scuntari,

pi aggiustari ‘stu munnu,

e pin natri a tia putiri amari.

L’anima critica del “Rivilisi” (Riberese) “cu la so annacata”, direbbe: Oh Oh – “picchè irisinni unni

persi li scarpi lu signuri”. Giuseppe Cardella tocca con le sue poesie i punti critici di ciò che vive

oggi la società e lo fa con coraggio sia quando attacca i potenti della terra che quando si rivolge alla

malvagità pronto a combatterla, ricorrendo al sacro, non si ferma, pur correndo rischi, egli sa che i

suoi versi hanno le ali della mistica, pronti a volare in alto verso un lirismo, a volte facendolo

apparire come “il prete della poesia”:

Comu si và d’avanti a Diu

a pigliari lu sacramentu.

Semu tutti piccatura, lu primu iu

‘nginocchiu di li piccati mi pentu.

Questo cultore di Pirandello canta e dipinge le sofferenze dell’uomo “si mori tutti li matini, nun

serbi cchiù prigari”, dipinge il suo mondo onirico per rivelarlo così come gli appare, omaggia

Ribera, grande produttore di grano e un tempo anche di riso :

Nascono verdi per la speranza,

diventano dorate per la ricchezza.

A guardarle è una gioia,

si sfiorano, si baciano,

rivolte al cielo, si cibano,

del calore del sole.

[…] E’ ciò che Dio ha creato,

ora chicco,

ora spiga,

ora frumento dorato.

Quando le rime sono in lingua madre sembra che l’autore voglia far conoscere il tema fuori dai

confini territoriali, usando invece Il vernacolo per rimanere legato al territorio, specie quando

attenziona concetti che rivalutano le tradizioni popolari, oggi sempre più in disuso fra i giovani.

Qui lo sforzo di Cardella è grande quando chiede di preservare e tramandare il dialetto riberese non

solo per l’idioma ma per lo stile, se si pensa che il riberese anziché dire “vaffanculo” preferisce

dire “va fatti monacu!” Il Cardella forse pensa di dire ai suoi paesani che dimenticare il proprio

dialetto significa “muzzicarisi la lingua”.

‘Nta un pezzu di terra arsa

siminavu tecchia di simenza,

mi l’avia datu un beddu picciottu

cu la varba e li capiddi longni ricci.

Mi dissi: “Siminila!”

Chissa è simenza spiciali,

però, cci aviri cura, amuri

e tanta pacenza.

Quello di Cardella è un vernacolo tanto caro ai bisnonni, ai nonni ed anche ai padri, descrive

tensioni e sofferenze che appartengono al mondo di oggi, poeticamente declamati con il linguaggio

del mondo antico, semplice e amabile, indirizzato alle nuove generazioni e non solo, sembrano

degli “sms” inviati ad un’entità superiore: l’Onnipotente.

Franco Santangelo

Recensione all’artista Giuseppe Cardella

Per meglio capire le opere di G. Cardella ed in particolare il senso emotivo, umano, passionale

che esiste in esse bisogna prima conoscere Cardella come uomo, impeccabile nello stile.

Ho conosciuto l’artista a Trapitello (Taormina) in occasione di una premiazione. È stato

premiato con la lirica dal titolo “Lu paccu d’America”. Da subito ho sentito un’istintiva

complicità con la sua arte (sono una artista anch’io) e nella sua poesia ho ritrovato “il

fanciullino” che abita la nostra anima, come ben disse il Pascoli.

Ho letto e visionato il materiale che scrupolosamente mi ha inviato G. Cardella e preso atto del

suo ricco curriculim artistico che lo vede poeta, pittore, scultore ed attore di teatro.

Nelle sue raccolte l’uomo e il poeta formano un tutt’uno inscindibile, un sistema binario dove il

poeta dei sentimenti cede sovente il posto all’uomo delle emozioni. Giuseppe Cardella, con un

linguaggio stupefacente per la sua linearità e chiarezza, per la sua semplicità ed immediatezza,

riesce a farci sentite persino i palpiti delle sue attese e delle sue trepidazioni. Egli mette a nudo

uno stato d’animo come un fanciullo disperso in un groviglio di trame più grande della sua

comprensione. Uno stato d’animo oscillante tra speranza e catarsi, a volte dubbioso, a volte critico,

ma sempre sincero e onesto senza ricerca del sensazionale, senza toni forti e spaventose tinte, egli

si esprime con la saggezza delle parole. Vive lo sviluppo dello spirito del tempo, rivive il passato e

da “operaio di sogni” cerca speranze, sentimenti, immagini e suoni.

Spesso si rivolge al Cielo e la sua arte diventa preghiera per la salvezza dell’uomo (Ti lodo e ti

canto – una raccolta di sentimenti e di riflessioni spirituali). Mi ha colpita la descrizione della

“Croce della Fede”, realizzata per intero con materiale accuratamente ricercato in natura, un

geniale assemblaggio di pezzi che nella loro grande semplicità descrivono la grandezza del

supremo sacrificio di Cristo. La silloge di G. Cardella si snoda attraverso un’ordinaria

quotidianità, proponendoci una società alternativa, che come descrive una soave

fanciulla,Anna Franck, sia tale che in essa regnino l’ordine, la pace e la serenità.

Che contrasto col mondo di oggi! Filosofie disgregatrici come quella malthusiana, dove trova

collocazione l’uomo unidimensionale, espressione di una società in crisi già preannunciata dal

movimento anarchico e dalle posizioni nichiliste, il famoso principio di Simonide “Tutto è relativo”.

Questo vuoto, questa mancanza di valori che porta l’uomo ad una profonda infelicità, addirittura

ai limiti patologici del suicidio da angoscia esistenziale. L’uomo del nostro tempo, a colloquio con

la morte, sullo stile di Ingmar Bergman nel “Settimo sigillo”: io non ho vissuto, ho solo creduto di

vivere. Occorre, se vogliamo salvarci, ridare linfa all’immaginario, sentire

interiormente e ragionare esteriormente. Sono questi i momenti autentici della poesia e

dell’arte.

Giuseppe Cardella pittore ha uno stile originale ed esteticamente piacevole e coinvolgente.

Utilizza nei suoi lavori delle stoffe in movimento tridimensionale. Nell’ultima opera che ho

visionato, “Convergenza vitale”, l’estetica coloristica è di gradevolissimo effetto cromatico; la

convergenza delle linee imprigiona la vitalità del vento. È come se l’opera volesse dare

ossigeno ai valori esterni, alle fedi e alla Fede ed insegnarci il modo di individuare un’energia

che si stringe (Montale) e quindi esortarci: “tu balza fuori, fuggi! Dove? Da questo cielo

d’acciaio, da quest’aria oscura che grava su un mondo indeciso. Vai, sprigiona la tua vitalità”.

Un’opera geniale, di grande impatto emotivo, che pone le basi per una società alternativa.

Nell’opera “Energia astrale”, le orbite chiudono una stella; sono gli occhi dell’anima che

agiscono sull’involucro fisico richiamato dall’esterno. L’anima dell’artista va verso un’energia

astrale per recuperare il tempo perduto e valori dimenticati.

Giuseppe Cardella si dona all’altrui attenzione con facilità, pone le sue poesie e le sue opere ad

ottimi livelli in ordine di credibilità e consegna il tutto ad una seria meditazione ed una

positiva critica.

Prof.ssa Maria Lidia Simone

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