Angela D'Agostino

Il lavoro artistico di Davide Pelaggi, si basa maggiormente sulla tensione poetica che ispira l’insieme della sua produzione piuttosto che da coerenze stilistiche nella elaborazione delle singole opere; una tensione poetica forte e interiorizzata, che mette in comunicazione la soggettività dell’immaginario simbolico dell’Autore e l’ oggettività della condizione umana, della quale le opere diventano documento, così come sono documento della condizione esistenziale le pagine di un diario nelle quali le esigenze espressive e significative prevalgono sugli aspetti indicativi della coerenza stilistica. L’Autore persegue il suo percorso creativo con chiarezza di intenti e ricchezza di mezzi espressivi, con la volontà di testimoniare con personalissimi punti di vista il fastidio e l’avversità alla pochezza umana e sociale del nostro tempo così come la speranza di una possibile redenzione attraverso la consapevolezza del proprio impegno. Il passaggio dal Relitto del Titanic all’Umanità in maschera alla Vita oltre la morte è un viaggio interiore e interiorizzato verso la ricerca della sorgente della vita. Il Relitto del Titanic è un’opera metafisica tecnicamente perfetta, quasi un’immagine fotografica e fa parte di una serie di studi e di opere che hanno come tema appunto il Titanic. Il relitto abbandonato nella sua maestosità sul fondo marino racchiude non solo l’amore per il mare che caratterizza la vita del Pelaggi, ma è anche un aforisma sulla parabola caduca della vita umana che pur nella sua grandezza è soggetta a rovesci di fortuna e a tempeste esistenziali. La metafisicità lascia spazio all’aspetto onirico nell’Umanità in maschera: il colore si dissolve in un’atmosfera nebbiosa, gli uomini sono sagome scure sulle quali incombe inquieta una figura che ricorda il Minotauro e i teschi di animali abbandonati nel deserto. Una sorte di totem minaccioso che squarcia la calma apparente della scena rappresentata nel Relitto del Titanic. Alla forte prospettiva del Titanic, si contrappone quasi un appiattimento di immagine, alla precisa pennellata del primo si oppone lo sfumato dell’Umanità in maschera, all’attesa la disperazione. Dal momento metafisico si passa a quello onirico e infine al frammento poetico con la Vita oltre la morte. Ritorna il colore che s’addensa, si raggruma diventa veicolo simbolico di speranza, diventa poesia quotidiana e interpretata dal Pelaggi per l’Uomo che, dopo la tragedia, si rialza, rinnovato e tendente all’Infinito.

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