Andre Morelli

Sulla pittura di Diana Ferrante Una brioche bagnata in un cappuccino, una bicicletta appoggiata ad uno steccato; una candela, un ferro da stiro, una bottiglia d’olio su un tavolo da cucina, un sentiero nel bosco, un ombrello appoggiato alle spalle… Sono le semplici immagini della nostra quotidianità che Diana Ferrante ha il “coraggio” di rappresentare nei suoi quadri. “Coraggio” sì, perché la quotidianità sembra ormai banale, scontata, istintiva: niente di importante per un mondo alla frenetica ricerca dell’eccezionale. Diana, invece, con le sue delicate immagini, ci ripropone con una anticonformistica originalità, le piccole pietre del mosaico che costituiscono gli attimi della nostra storia personale, quella fatta di cose semplici, di gesti abituali su cui nessuno si ferma più a riflettere ma che sono proprio le cose che, in modo semplice e discreto, ci trasmetterebbero serenità se percepite e valorizzate. I colori tenui degli acquerelli e degli olii di Diana, i suoi pastelli, riescono ad emozionarci dando evidenza al semplice, al quotidiano, appunto. A queste delicate immagini, Diana contrappone la raffigurazione della natura con i forti colori azzurri del mare, calmo o in tempesta, o con i rossi infuocati dei tramonti dei suoi paesaggi. L’eccezionalità di queste ultime non è casuale rispetto alle precedenti ma ambedue sono volutamente in contrasto perché con esse Diana Ferrante ristabilisce le giuste proporzioni tra l’umano e il divino. Ci si deve augurare che Diana continui ad emozionarci così. Andrea Morelli 26 marzo 2012
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