Erica Faccioli, Vicenza

Conosco Anna Divan (Sirota) da diversi anni, da quando era studentessa all’Accademia di Belle Arti di Carrara, iscritta al corso di Pittura tenuto dal collega Gianni Dessì.

Anna si avvicinò a me avendo saputo della mia specializzazione sul teatro russo e così avviammo una conversazione piuttosto interessante. La condizione di studentessa di Anna si rivelò subito del tutto particolare: ella si presentava già come una persona matura e impegnata in una profonda ricerca artistica nel campo della pittura. Del resto, Anna Divan prima di frequentare l’Accademia di Carrara aveva già ottenuto un diploma presso la prestigiosa Accademia del Barone Schtiglitz di San Pietroburgo e svolto una formazione post-diploma al College of Arts di Cipro.

La ricerca attuale di Anna Divan evolve cromatismi materici e impiega vari materiali.

Si tratta di un ennesimo passaggio dopo opere che si identificano, a un primo sguardo, con studi sulla luce cromatica in contrasto col buio per concentrazione materica di natura più pittorica, che provocano una suggestione profonda e richiamano al mondo interiore dell’artista e alla sua visione di esso. Nell’espressione attraverso la fisicità della materia Anna Divan sembra però richiamare un mondo sovrasensibile che pare manifestarsi e a cui lo spettatore è invitato a immergersi senza porsi domande: è così che una forte dimensione spirituale caratterizza il suo lavoro artistico.

Anna Divan ha già esposto in diversi contesti: Montone Biennale (2012), Spazi d’Arte, Firenze (2015), Artefiera di Padova (2017), Artist in the word (2019), Passaggio in laguna, Venezia (2019).

Credo fermamente che la sua opera meriti ulteriore riconoscimento e la possibilità di essere esposta al pubblico.


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