Maria Palladino

La pittura di Elena Dunaeva media sapientemente, in una soluzione che riflette originalità stilistica e la ricerca di un proprio linguaggio personale autentico, le qualità espressioniste, poetiche e mistiche del Blaue Reiter, la significanza emozionale del colore propria dell’Astrazione Lirica, alle conseguenze compositive e percettive della scomposizione cubista, nelle sue declinazioni russe del Cubismo Orfico e del Raggismo. La realtà si scinde in frammenti che ruotano e si avvolgono lungo la superficie del dipinto, frazionando oggetti e sfondo in un affastellamento di losanghe colorate, la cui sostanza è la luce. Il movimento è essenziale in tutto ciò, richiamando alla memoria la cronofotografia, come se valutassimo la compresenza simultanea di successivi momenti nell’osservazione dell’oggetto, il nostro avvicinarci per imprimerlo nella sensibilità, nella sensorialità e nella conoscenza. L’artista compie un percorso di ricerca che trascorre da un realismo di stampo classico ad un’analisi interiorizzata delle cose, in rapporto alla visione umana e alla memoria, talvolta con divagazioni surrealiste fiabesche, di sapore folkloristico. La gamma cromatica è calda e luminosa, acquisisce una caratteristica visionaria, onirica: siamo trascinati in vortici e spirali che richiamano all’inconscio, ad uno studio introspettivo che premette la conoscenza di sé a quella del mondo, e di questo in rapporto ad essa, così come nella visione creativa deve essere. Appare chiaro come ogni cosa sia velata dall’imprenscindibilità della sua caducità e della sua apparenza, del suo trascorrere dinanzi ai nostri occhi come in una pellicola che permanentemente detta i fotogrammi della nostra vita, e insieme ad essa della storia umana. Altro elemento portante in questa pittura, come in tutte le ricerche d’avanguardia del secolo scorso, ma anche in maniera connaturata alla qualità stessa del colore, è la sua analogia con la musica: ci sembra di avvertire una melodia permanente che i contrasti simultanei suggeriscono, la quale lo sguardo legge e l’intuizione decifra, sostanziandola dell’impalpabilità della fantasia e del carattere sottile della sensibilità. Le cromie sono frante, si suddividono in barbagli e sfilacciamenti, i contorni delle cose assumono una connotazione indistinta, come nella lieve ineffabilità dei sogni. 

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