prof. Gianluigi Guarneri critico d'arte

Elisabetta Arici artista presentata dal critico d'arte  prof. Gianluigi Guarneri 

in occasione del vernissage del 9 settembre 2017

mostra personale "Storie Dipinte a Botticino" con patrocinio comune di Botticino, Ecomuseo del Botticino e Comune di Peschiera del Garda

… È come se vi fosse un filo conduttore che collega le pennellate alle parole. Molto belle.

Innanzitutto faccio i complimenti per la disposizione delle opere molto interessante perché da spazio a questo territorio che ho sempre visto un po’ lontano. Sono venuto qualche volta a Botticino. Vedendolo da lontano, essendo io uomo di pianura, mi hanno sempre colpito queste forme, queste forme fatte dalle cave che sembrano come una grandiosa performance artistica. Conta proprio, a livello umano, il desiderio dell’uomo ovviamente di utilizzare il territorio ma mantenendo il senso del rispetto ed è molto importante e Elisabetta Maria Arici ha voluto raccontare questo senso del rispetto.

Scorci di Botticino che diventano elegantissimi dal punto di vista visionario ma mai entrano nel senso anemnesi. E’ una rivisitazione o se volete trasfigurazione del paesaggio che si avvicina molto al movimento all’opera dei fauves che è stato un grande movimento artistico dei primi del ‘900. Henri Matisse è stato uno dei capostipiti anche se c’è comunque un espressionismo dei fauves francese e poi un espressionismo tedesco molto interessante.

Lei si avvicina di più a quello francese per la raffinatezza delle pennellate. Se voi andate a vedere le pennellate seguono un po’ la tipologia a plat proprio dove la linea di contorno diventa come una forma string light di solito a goccia e poi le pennellate entrano direttamente nelle campiture e raccontano proprio il desiderio di voler rappresentare con cuore questo territorio che è molto, molto bello.

E poi i fiori, in fondo nell’ultima sala. Ci sono le varie rose, la tua rosa gialla che è bellissima veramente.

Le cornici anche. E il desiderio di uscire dalla cornice. Come se il colore esondasse direttamente dalla tela o comunque dalla tavola e uscisse fuori.

E’ il desiderio proprio di Elisabetta di voler portare a tutti, dato che lei è la regina della comunicazione, però è anche la regina della comunicazione interiore. Portare a tutti noi il senso della sua dimensione onirica che diventa quasi favole, magica favola. Che belle sono queste visioni. Veramente molto, molto interessanti.

Questo desiderio di voler rappresentare Botticino lo trasfigura lo reinventa come. Diventa proprio un senso unico che io spero che in futuro rimanga come traccia. La traccia indelebile di questo posto che è magico.

Grazie e buona serata.

Botticino 9 settembre 2017


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