Biografia

Fin dai primi anni alla scuola elementare sviluppa un forte interesse per il disegno, passione che porterà avanti frequentando il Liceo Artistico Statale “F. Casorati” di Novara. Si iscrive e frequenta l’ Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Nel 2003 sviluppa la tesi monografica dal titolo: "Arturo Martini", relatrice Prof.sa Elena Pontiggia.

Durante questi anni di corso in Accademia viene coinvolta in diverse esposizioni come la Biennale di pittura indetta dal Lions Club di Bollate,

Espone nel 2001 al Salon I; Esposizione di 130 artisti di Brera, al Museo della permanente, Milano.

Partecipa ad una performance di pittura all'inaugurazione della nuova Concessionaria Autocity s.r.l. Toyota ad Alessandria.

Presso il comune di Solaro partecipa alla Performance con ombrelloni dove, con i compagni della cattedra di Pittura del professore Nicola Salvatore, espone originali e improbabili ombrelloni.

Presso Braccano di Matelica partecipa alla realizzazione di Murales nel luglio 2001.

Nel giugno 2002 espone nella terza vetrina al Circolo della Rosa in via Pietro Calvi a Milano insieme a Frederic Xavier Liver e Loredana Mondora.

Nel settembre 2002 partecipa all'esposizione collettiva all'aperto, nel comune di Romentino (No), Artisti al parco.

Partecipa diversi anni al Concorso Nazionale Premio Agazzi di Bergamo, vincendo una medaglia d’argento nel 2006 e una segnalazione di merito nel 2007.

Partecipa per diversi anni al Premio Nazionale di pittura e scultura città di Novara vincendo, nel 2006, il Premio Radici Group ricevuto durante il galà della Radici Chimica presso il cortile del Broletto.


Nei primi lavori è evidente una forte influenza proveniente da artisti come Friedrich e Böcklin, ove sviluppa il concetto di sublime. L'uomo elemento finito, si protrae verso l'infinita grandezza della natura che lo sovrasta. Non ci sono infatti tracce di civilizzazione o dove c'erano sono state distrutte, corrose. Sono lavori realistici e immaginari, realistica è la pittura che usa Elisabetta, immaginario è il luogo così misterioso che non permette di essere collocato o riconosciuto ma che stimola la fantasia: in che era siamo? Potrebbe essere un passato arcaico come un futuro post-bellico stile film di fantascienza.

Elisabetta riesce ad immaginare luoghi di bellezza e mistero rari, che hanno come caratteristica un'inquietudine diffusa. Crea suggestioni cromatiche di scenari irreali, guglie che affiorano dalla nebbia, forme dai toni minacciosi che si stagliano in controluce."


Nei lavori più recenti si concentra su altri temi, mantenendo la stessa tecnica di realistica di rappresentazione, raffigurando oggetti comuni appartenenti alla quotidianità e investendoli di una carica fortemente simbolica. Gli oggetti comuni, che riempiono le nostre case e fanno parte della nostra vita da sempre, sono talmente comuni da essere dati per scontati ma in realtà riflettono come uno specchio tratti fondamentali delle nostre esistenze. Per esempio il ricevitore in formalina è una composizione enigmatica che vuole porre degli interrogativi sullo stato attuale della comunicazione intesa come dialogo tra esseri umani. Vuole proporre anche una conservazione estetica della tecnologia che ormai appartiene al passato, creando uno stereotipo dell'oggetto. In tutti i suoi lavori l'oggetto "stereotipato" è il protagonista assoluto.

La tela dedicata a Janis Joplin, introduce eccezionalmente la figura umana, che non compare mai volutamente nei suoi lavori. Attraverso la tecnica realistica monocromatica in blu elettrico l'artista ha scelto una delle immagini in cui Janis è giovanissima e piena di grinta, introducendo comunque un oggetto, le piume di un boa, che creano una cornice alternativa e richiamano alla sequenza degli oggetti dipinti.


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