Gioia Cativa

La visione artistica di Enzo Iovino è un’insieme di sperimentazione ed autoanalisi, partendo da una puntuale critica verso il mercato dell’arte attuale: secondo l’artista l’arte si è frammentata nelle sue molteplici espressioni, si è concretamente mercificata dando valore al lato meramente economico sacrificando, talvolta, l’enorme potenziale di talentuosi artisti. L’arte in potenziale è quella che interessa a Iovino, un’arte che ritrovi sé stessa e non ne diventi la sua brutta copia. I lavori esposti rappresentano il percorso mentale e linguistico sperimentato dall’artista, una ricerca materica che chiede di purificare ciò che è stato contaminato. Un’essenzialità di forme e colori che anelano a mostrare l’arte nella sua essenza e complessa semplicità; siamo davanti ad un’arte che si propone interattiva nella sua pseudotridimensionalità, e “dialettica” dal punto di vista materico. Una ricerca monocromatica che vede le “estremità” protrarsi verso l’esterno, quelle periferie (i titoli delle opere sono, per questo, esplicativi) in cui si possono riconoscere quartieri, stati d’animo nascosti, l’estremizzazione di qualcosa che possiede un’identità. Iovino nel minimalismo delle forme racconta la sua “arte dialogante” che permette di rompere quel muro che divide l’arte dal suo fruitore, volge verso quella sinergia che si crea dalla loro unione, chiedendo con forza una qualunque forma di riflessione per non dover scoprire, poi, un’arte unicamente fine a sé stessa. È l’essenzialità delle forme proposte a rilanciare una nuova forma di comunicazione, oggetti che si “propongono” e sono stimolatori delle più diverse sensazioni: è un tipo di MADI rivisitato in chiave chiaramente minimalista, che comunica attraverso linee e superfici in una semplicità che chiede di essere riempita dalle emozioni e dalle reazioni di chi sosta davanti, quasi in un’interazione di tipo eventualistico e dando nuova voce alla materia.

Scopri di più