Rosario Amico Roxas

Per parlare di Fausto Rizzo ritengo necessario innanzi tutto parlare della sua tecnica, che è intimamente connessa alla sua vena creativa.

Fausto Rizzo predilige il disegno colorato ad acquerello, una tecnica che consente di ottenere una vasta gamma di sfumature del colore, che appare sempre trasparente.

Esigenza prioritaria di tale tecnica è l’uso di un fondo molto chiaro, possibilmente bianco; un tale fondo consente, attraverso una serie di passaggi di colore, di ottenere luci e ombre monocromatiche di diversa intensità.

Con il gioco cromatico si ottengono le prospettive, le profondità di campo, con una visione quasi tridimensionale.

A dirla così in breve sembrerebbe troppo semplice, occorre invece una grande padronanza innanzi tutto del disegno, quindi del senso della prospettiva architettonica

.E’ una tecnica antichissima, sembra risalire al III° sec. a.C., periodo da cui provengono i primi esempi, fu particolarmente usata in Cina.

Sembra addirittura che Marco Polo abbia portato con sé alcuni dipinti ad acquerello in Europa e fu subito motivo d’imitazione.

La tecnica dell’acquerello cominciò ad affermarsi definitivamente con il filosofo della pittura Albrect Durer tra il 1400 e il 1500, quindi fu il momento dei paesaggi olandesi del 1600; si consacrò genere pittorico con gli acquerellisti inglesi del 1700.

Fausto Rizzo si allinea alla grande tradizione acquerellista, seguendone anche le esigenze, che sono quelle della “pittura all’aria aperta”.

Questa esigenza ci fa ricordare il grande Giacinto Gigante, della scuola di Posillipo, grande pittore e grandissimo insegnante, che dette inizio alla paesaggistica descrittiva, minuziosa, con grandi variazioni cromatiche, dalle quali otteneva tutte le sfumature necessarie allo studio e alla trasposizione del particolare.

Il nostro Fausto Rizzo segue, forse istintivamente, tale strada, che peraltro rimane obbligata, data la tecnica prediletta; il paesaggio rimane, infatti, l’argomento descrittivo principale della tecnica dell’acquerello.

C’è, ovviamente, alla base, una precipua esigenza sia nell’uso di tale tecnica che negli ”argomenti” trattati; Fausto Rizzo interpreta la memoria storica di un passato che ognuno di noi ha vissuto e continua a vivere negli angoli nascosti della nostra terra; la descrizione del paesaggio diventa poesia; il pennello e la tecnica riescono a trasformare la corposità della materia in moti sensitivi.

Gli acquerelli di Fausto Rizzo sono ispirati a temi di vita quotidiana, angoli di realtà presi nell’attimo fuggente di una sensazione; scene che non restano astrattamente fissate nello spessore del disegno e dei colori, ma risultano animate da presenze reali, per dare concretezza ad un sogno, realtà alla immaginazione, vita vissuta nel quotidiano ripetersi dei momenti.

Lirico interprete di modulazioni luminose, vive e vitali, introduce sempre nei suoi acquerelli la presenza della vita, vuoi nel vecchietto che trascina i suoi passi carichi di ricordi, oppure in un animaletto che attraversa la strada, o in un ciuffo d’erba, segni questi di distinzione tra una fredda descrizione grafica ed una partecipe fusione tra lirismo pittorico e realtà.

Fausto Rizzo ama la “naturae nativam faciem “, realizzando in concreto il concetto che la semplicità è la condizione primaria dell’arte.Egli supera ogni esibizionismo culturale e si afferma come pittore del vero vivacizzato da presenze reali e concrete.

La fresca vena coloristica, la spigliata e fantasiosa tavolozza, rimangono legati al tema che lo identifica: la sua terra, della quale ci offre lo spaccato più toccante, una Sicilia viva e vitale nei reconditi angoli della memoria.

Rosario Roxas 


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