Mauro Bortone

Se non conoscessi da tempo Francesco Danieli e la sua incredibile versatilità artistica, che si muove senza difficoltà dalla saggistica alla letteratura, dalla musica all'oratoria, dal teatro alla pittura, penserei di essere davanti alle opere di chi vive dell'estro di "sola pittura", tanto sembra naturale la mano che tesse le linee alle forme di ogni soggetto rappresentato. Ma nonostante la premessa venga meno e conosca personalmente le qualità eclettiche dell'Autore, questo dato non toglie nulla alla maestria dei suoi disegni, anzi ne potenzia la qualità, perché in ognuno di loro si coglie l'approccio multiculturale e di metodo di chi li ha realizzati. Mi ritengo un cultore del bello e in queste opere di Danieli il bello è presente, sia nell'originalità della tecnica scelta, che può sembrare essenziale (e a maggior ragione comporta abilità nel trasmettere l'intensità che racconta), sia nella definizione dei suoi ritratti, che trasmettono l'essenza dei volti che immortalano in una semplice istantanea e li restituiscono all'osservatore in tutta la loro autenticità. E, in fondo, il pregio di queste opere è quello di sembrare autentiche, oltre alla reinterpretazione dell'artista, in contrapposizione a quel sistema artificioso e artefatto di umanità che propongono social, algoritmi e tracciati del Metaverso.

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