critici vari

Dice di lui Anna Soricaro Nicolò Gabriele con colori intensi ispessiti sulla superficie delinea percorsi urbani. L’elevatezza di Nicolò sta nel cogliere il cangiare urbano e nel rappresentarlo con la magia dell’astrattismo. Una giovane promessa che diviene simbolo della contemporaneità sfruttando il cangiare del quotidiano e la perpetuità della pittura; mentre Ghislain Mayaud scrive: l’elogio conflittuale nei lavori di Gabriele Nicolò tra impronta casuale ( il tempo del corpo animale o di antiche culture) e segno costruito (il tempo della mente umana e di nuove culture) conferma quella tenacia di lasciare delle proprie tracce per penetrare così il grande terreno dell’eternità. Francesca Mazzarelli invece scrive: E’ strano poter pensare come materiali comuni e da sempre concepiti per usi e funzioni ‘normali’ possano diventare parti integranti di opere d’arte. Cementi, vetri originano sculture applicate sulla tela conferendole una inconsueta valenza. Le opere di Gabriele ripercorrono con un’astrazione che ha dello straordinario percorsi e periferie urbane di storia, di ambienti, di evoluzione e dinamiche sociali che abitano le strade e le vie. La concettualità diventa materia da vivere e tra neri, intesi blu e azzurri marini, il giovane artista realizza quadri da percorrere e con cui comunicare e individuare emozioni senza limiti di tempo e spazio. Milena Vecchi dice: L’amore per l’elemento terrestre e la sua energia rappresenta la forza dell’espressione artistica di Gabriele Nicolò. Sembra che una inesauribile e potente “energia terrestre” determini l’evoluzione della materia che pure obbedisce alle intenzioni artistiche e allo slancio vitale dell’artista. La sua intuizione plastica, delicata e forte allo stesso tempo, concorre alla creazione di forme eleganti e raffinate, forme che incarnano un mistero che non viene svelato immediatamente, forme che a volte danno l’impressione di dissolversi nello spazio e a volte irrompono irruentemente nel nostro campo visivo, forme che invitano e risvegliano sensazioni tattili, profumi e odori, suoni e rumori, visioni segrete, nascoste. Per Gabriele Nicolò la materia è ciò che esce dall’anima e si manifesta sviluppando, in singolare sintonia, rappresentazioni pittoriche e strutture poetico-narrative. È davvero affascinante e originale il “percorso” che Nicolò propone mediante le sue opere, laddove la materia si fa sempre più densa, più espressiva, simbolica, vuole comunicare la dimensione profonda di una realtà naturale e misteriosa, necessaria e inquietante, suggestiva e quotidiana, quasi cosmica. Mimma Giordano invece scrive: I quadri dell’artista reggino raccontano un viaggio personale alla ricerca delle radici culturali ed estetiche della nostra terra, in un ambiente che il progresso ha modellato talvolta snaturandone i caratteri “genetici”. Fortemente intrise di elementi simbolici, grafismi da decodificare, e che raggiungono una sintesi comunicativa nell’uso del materiale da costruzione, dal cemento al catrame. Sensazioni tattili, forme che traducono emozioni. I lavori di Nicolò rappresentano un patrimonio comune per l’umanità, narrando allo stesso tempo il vissuto personale, tutto declinato nei toni freddi del verde e del blu, a tratti coperti dalla caligine della storia, a tratti nudi negli squarci aperti nel cemento. Ogni quadro nasce da una sovrapposizione di strati e materiali, modellati in maniera non casuale in ogni piccola piega, a volte squarciati da schegge di vetro, crocifissi da viti, incrostati da strisce di pneumatico. Manuela Radice afferma : La materia che Nicolò` “scolpisce”, è una materia solida, capace di esprimere una realtà scultorea molto particolare. L’uso del cemento, elemento ruvido, trasformato dalla sensibilità dell’artista, diventa forma unica, colore essenziale, spazio. I quadri attraverso la sua manualità si reinventano in costruzioni architettoniche di idée, come il colore che assume una consistenza tangibile, attraverso il segno che incide la materia, elabora un iconografia fatta di segni, simboli, raccontando l’immaginario di una periferia urbana , di un nuovo e personalissimo paesaggismo attraverso le sue vedute dall’alto. Il lavoro di questo giovane artista risulta essenziale volto a reinterpretare le forme esistenti, modificando la genetica del luogo, proponendo uno spazio vivente fatto di tempo, geografia, volume e colore. Per Lara Caccia,una lettura della realtà contemporanea, avviene per Gabriele Nicolò, attraverso i materiali oramai riconosciuti come simbolo del progresso, che hanno la supremazia sui luoghi e sul paesaggio urbano, soprattutto nella sua terra d’origine. I suoi lavori sono stratificazioni di cemento, catrame, carte, smalti e tempere su tela: unione che porta ad un’opera che reclama una propria spazialità al di là della sua bidimensionalità apparente. I vari strati si percepiscono e si deducono dalle pieghe del materiale steso con una spatola, dall’affiorare della trama della tela, e dalla corposità del colore. Apparentemente tutti simili proprio per il perpetuo ritorno delle stesse tonalità di colore e di composizione e di quel filo rosso che sembra “ricucire” ogni singola opera all’altra. In primo momento il nostro interesse verrà catturato proprio dall’apparente“disordine” della matericità dell’opera, ma poi ci si accorgerà, con un attento esame, dell’estremo ordine formale del tutto, soprattutto la dualità del colore che si ripete con proporzione sapiente. Non ci si trova di fronte a dei semplici giochi di stile, in quanto in ognuno c’è un bisogno di lettura dell’essere e del mondo che avviene anche attraverso un gioco di parole, le quali le ritroviamo inserite direttamente sulla superficie stessa dell’opera.
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