AZZURRA IMMEDIATO – Storica dell’Arte, Curatore

Recensione Critica (Galleria ‘Farini Concept’ <Arte a Palazzo – ottobre – nov. 2014 pag. 82>)

L’anno in cui a Napoli nasce Gabriella Teresi è uno di quegli anni in cui, a Milano, si sviluppa la corrente italiana della Pittura Nucleare, per merito di Enrico Baj e Sergio D’Angelo. Questa sorta di parallelismo si rivelerà in seguito una felice coincidenza, dato che, la stessa artista partenopea sarà annoverata tra gli afferenti dell’arte nucleare in Italia. Per quale ragione la Teresi può far parte del novero dei nucleari? Non serve essere un conoscitore dell’Arte per comprenderne le ragioni primari; la forza della materia che la pittrice sprigiona nelle sue opere ha la potenza primigenia del bing bang, la materialità propria della nascita di una stella nell’infinito dell’universo, l’incandescenza che deriva dal nucleo della Terra. E proprio dalla Terra derivano alcuni suoi elementi che diventano arte, come legno, carbone e polvere, che sapientemente unisce, media, trasmuta con colle, resine e colori. Sono i toni delle aurore boreali e del magma vulcanico, i toni del cielo e il buio traslucido dell’universo. E assieme ai colori, le forme si rendono similia quelle della creazione e del cosmo, rapide, vorticose, astratte, e potentemente materiche, in rilievo. L’osservatore è quasi come se guardasse attraverso un telescopio e, restando affascinato da uno spettacolo di inespugnabile bellezza, si trova faccia a faccia con l’occhio scrutatore della stessa Teresi. Nel dipinto ‘La Sbirciata’, infatti, al centro di uno spiraliforme accumulo di materia scura ed iridescente, il suo occhio si affaccia, ci incontra e ci chiama ad interrogarci, quasi fosse uno specchio interiore e divino, sulla percezione dell’infinito cosmico e reale. Dove inizia l’eterno che si fonde con il terreno e viceversa? Al caos del principio si alterna un insieme di cause ed effetti che sulla tela prendono forma, una forma che ricordando gli stilemi propri della Pittura Nucleare, lascia accedere ad una sorta di un universo onirico, magico e metamorfico. Non c’è spazio per la paura nelle opere della Teresi, ma una grande attenzione alla curiosità umana, all’istinto di conoscenza che, tramite la materia unisce un’immagine trasognata al fenomeno cosmogonico.


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