Testo critico della Triennale di Roma 2017

"... la delicatezza con cui imprime le spatolate di materia sembrano essere ora lacrime dell'arte, ora gocce di pioggia, ora innalzamento della materia, ora velo della realtà. La sua lunga formazione come artista del nuovo millennio, lo vede protagonista di sviluppi tecno-artistici, confluenti nella fusione tra tradizione pittorica e innovazione digitale.

Ecco che ne scaturisce una figura a tutto tondo capace di applicarsi nel disegno accademico (memore della sua lunga formazione in campo tecnico, ma anche del bagaglio artistico conseguito presso grandi maestri quali Troncarelli e Cecchini) e di assorbire le innovazioni del linguaggio comunicativo artistico. E allora ecco che i segni tracciati dal Fierro acquistano nuova luce, rendendoli unici. La tela non è più uno spazio finito dove l'uomo è costretto a rinchiudere la sua creatività, ma diventa il primo tassello della globale e universale diffusione della creazione artistica che rompe gli schemi e si fa pura materia, pura emozione, pura essenza..."

(Triennale di Roma 2017)


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