Fabrizia Ranelletti

 La ricerca artistica di Giocampo

                                                                         si compone di espressioni e di linguaggi diversi. Si dedica con eguale passione alla pittura ad olio o acrilico, su tela o su tavola, al collage e alla decorazione, pittorica o composta, di cornici per specchi. Parte della Sua dialettica si esterna in una serie di collages dal soggetto pseudo-geometrico, composti da frammenti di diverse forme e colori in grado di creare una struttura visiva, nella maggior parte dei casi, sferoidale. Se il cerchio, luogo di punti equidistanti da un punto fisso, è la figura geometrica piana perfetta, la sfera, rotazione del cerchio nello spazio intorno al proprio diametro, lo è in misura maggiore. Metafora cosmica e dinamismo sensibile in un’impalpabile sospensione temporale. L’effetto optical è strettamente legato al riflesso e agli stimoli che l’opera e il suo schema costruttivo provocano nella realtà e nella mente dell’osservatore. La giustapposizione delle singole parti cerca un equilibrio, che raggiunge soltanto nell’armonia dell’insieme. La resa formale è ben definita, la scala cromatica è accesa. Può sembrare un paragone azzardato, ma l’accostamento, la rielaborazione e il ricordo dei rosoni gotici e delle piante centrali delle chiese medievali, mi sembra congruo.

 Approccio diverso e seducente, poetico e impenetrabile nelle icone. Acrilico ed olio sono i media scelti dall’artista per svelare la Sua verità spirituale, la stessa verità che nel Medioevo veniva data dall’esattezza del simbolismo e dall’utilità per la contemplazione e il culto dei fedeli. Figure leggiadre, aggraziate, “proiettate” in una dimensione spirituale da una luce quasi abbagliante:

“Quanto splendore ci sarà quando la luce del sole eterno illuminerà le anime glorificate... Una gioia straordinaria non può essere nascosta, se erompe in gaudio o in giubilo e canti per quanti verrà il regno dei cieli”. Bonaventura da Bagnoregio (XIII secolo) Metafisica della luce, Sermoni, VI

Campiture cromatiche squillanti, dettagli ai confini con il virtuosismo, per un’eccellente effetto estetico-decorativo. Siamo di fronte a canoni propri del gotico internazionale. Due strade opposte e stridenti si incontrano, simbolismo e decorativismo, in un connubio armonico purificatorio; la definizione di “icona gotica”, inesistente nella storia dell’arte, trova una collocazione in questa profonda espressione artistica di Giocampo.

 Proseguendo il cammino di conoscenza nella dimensione spirituale, ecco sopraggiungere elementi figurativi presi dalla sfera religiosa e filosofica che Aristotele definisce:

“Sopra i cieli vi sono esseri non soggetti ad alterazioni o a passioni, che conducono vita ottima ed eterna”.

Sono gli angeli. Presenze silenziose. Puri, senza macchia, senza alcun principio di degradazione terrena, in una parola perfetti. Angeli dalle grandi ali per insegnare a volare, a volare in una dimensione senza limiti, perchè ciò che vedono gli occhi è limitato: guardare con gli occhi dell’intelletto e dell’anima rende divini. Gli angeli sono analizzati dall’artista singolarmente o abbinati ad architetture fantastiche, ingannevoli citazioni di città. Teatri dell’anima dove si svolge la negazione della conoscenza che permette la lettura mentale. L’atmosfera è fatata, magica, sospesa. I colori sono accesi, la luce è mistica. Composizioni equilibrate dove avviene l’epifania dell’opera fissata in una sorta di “miraggio” della visione.

 Giocampo si muove nell’ambito della decorazione con sapiente maestria. Cornici per specchi dipinte con “strisciate” di colore oppure con applicazioni di materiali: vetri, tessere di mosaico, pietre. Accanto alla ricerca di effetti luministici ed estetizzanti, la scelta concettuale dello specchio è estremamente significativa: lo specchio crea una zona di confine, una soglia di riflessione, dove lo sguardo può trovare la realtà come la deformazione, l’unità come la moltiplicazione. Ancora una volta si propone l’inganno ottico.

 L’arte di Giocampo comunica con meditata dolcezza, cercando spasmodicamente risposte profonde in merito a valori normalmente trascurati.

 Per chiunque classifichi la Sua espressione artistica comprensiva di più “stili”, potremmo chiarire innanzitutto che:

“Lo stile, come la lingua, è dotato di un ordine e di un’espressività interni che ammettono espressioni di intensità o delicatezza variabili”. Meyer Schapiro Lo stile

In seconda analisi potremmo ricordare la celeberrima risposta che Pablo Picasso fece a colui che gli chiese che cosa cercasse:

“Io non cerco trovo”.

 Grazie, Giocampo, per averci regalato un’arte carica di sensibilità e intensità d’animo, capace di farci soffermare a riflettere su temi spirituali, in un’epoca in cui soffermarsi è diventato un piacere sconosciuto.


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