Roberta Fiorini



Un viaggio nella pittura di Giuseppe Aldi

 

 

Di fronte agli spartiti pittorici che Giuseppe Aldi ha proposto nella sua recente mostra fiorentina,  “Frammenti d'identità”, la prima suggestione percepita è stata quella di una visione ipnotica dello spazio che mi ha riportato alla mente certi “effetti speciali”, come i corridoi di luce nelle immagini psichedeliche del viaggio interstellare del famoso finale di “2001 Odissea nello spazio”, storico film di Kubrick, ma anche quelle dei tracciati grafici della propagazione delle onde sonore.

L'artista, come asserisce egli stesso, concepisce ogni opera come un percorso, un viaggio, e guida il colore a definire moti centripeti o a delineare linee convergenti verso un ideale punto di fuga centrale ma, mentre procede dall'interno verso ed oltre i confini del quadro, della tela, per effetto ottico lo sguardo dell'osservatore viene catturato ad entrare verso il cuore, il nucleo più profondo dell'immagine in quella dimensione imprecisata e nebulosa che sta al di là delle fughe cromatiche.

Si può dire allora che guardando le sue opere anche noi possiamo intraprendere un viaggio, anche se diverso dal suo: magari lasciandoci trasportare, emozionalmente, attraverso i territori dell'immaginario fin dentro altre galassie, altrettanto che, visivamente, in quelli virtuali prodotti dalla tecnologia mediatica, riflettendo comunque la recondita necessità di ampliare e superare i limiti spazio-temporali della realtà.

E ciò che sorprende è che Aldi ci offre questa fascinazione di percorrere una “velocità superluminale” senza ricorrere all'uso di programmi informatici ma per mezzo del colore, del segno, di una materia pittorica insieme scabra e raffinata.

                                                                                                                              Roberta Fiorini


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