Luigi Montanarini

Conosco da molto tempo Giuseppe Bertolini ed apprezzo da sempre la sua scultura perché nasce non da vuota ansia di successo, bensì da amore genuine per la ricerca e la qualità. La scultura di Bertolini è un mondo dove quotidiano e mistero si inseguono e si accavallano in modo complesso e problematico affinché noi tutti possiamo intendere l?arte come apertura su mondi a venire e non come realtà scontata o miseramente consolatoria. Un?opera in particolare mi attrae, quella che amo chiamare la Culla, il lavoro che meglio di altri, forse, definisce la personalità di artista di Giuseppe Bertolini. L?oggetto non conosce pesantezza; forse l?autore vuole togliere all?uomo che viene al mondo una fatica eccedente a quella che già la vita gli riserva. La culla, dunque, è diafana, sostanziata, tende alla rarefazione e raggiunge perfettamente il suo culmine lì dove si esalta in un filo che svela la natura di un quid che non intende occupare spazio e chiede solo di essere accettato per amore di un dialogo sommesso e sincero. Tutto Bertolini è qui, in una pratica dell?arte che esclude rumori e presenzialismi, e sottolinea, invece, la fragilità che è insieme dell?uomo e della sua ricerca, fragilità da cui non possiamo prescindere, ma che diviene fonte (nell?opera) di una interminabile tessitura poetica.
Scopri di più