Pericle Fazzini

Conosco Giuseppe Bertolini da tanti anni; era ragazzo, lavorava con Marras qui, nel cortile, quasi davanti al mio studio. Ha lavorato con me molto tempo fa, quando facevo due grandi statue sedute, il ?Colloquio?, che sono attualmente in Giappone, e anche, per un paio d?anni, alla fontana dell? E.N.I. all?EUR. L?ho seguito abbastanza in questi ultimi anni e, ad onor del vero, devo ammettere che è un ragazzo di talento come mestiere, ma molto di più come fantasia. E? un giovane che ha avuto e vissuto specialmente tormenti spirituali e materiali insieme; queste sofferenze gli hanno fatto crescere lo spirito armonicamente con le sue immagini di forme scultoree. Per me è uno dei pochi giovani che fa la sua ricerca con uno sguardo personale, ma sempre tenendo presente il senso poetico alle sue forme plastiche. La sua scultura si muove tra la metamorfosi e il simbolo che riesce ad esprimere il senso della tristezza del mondo, o la bellezza che sia, del sesso che coinvolge uomo e donna nell?universo totale della nostra esistenza. Non posso dire che Bertolini abbia concluso il suo cammino, però posso affermare con sicurezza che ha tutte le possibilità di continuare per la propria strada o personalità che sia, per il lungo cammino del linguaggio nel mondo della scultura, perché ha tanta fantasia e sa che cosa è il senso della forma terrena?.