Professore Marzio Dall'Acqua

Cristalli di Cielo di Marzio Dall’Acqua

L'uso di inserire materiali naturali nei quadri è insieme gesto alchemico e desiderio di mantenere un contatto seppure quasi a livello simbolico, materiale, fisico, con la natura in una trasposizione che è insieme conferma dell'amore per essa e dolente rassegnazione sull'impossibilità di rappresentarla in unità di visione. Questo parcellizzare il reale è innato in Grazia Badari, che costruisce i propri quadri con sottili e sottesi reticoli geometrici, con caleidoscopici definizione degli spazi, una rete di sicurezza, nella quale farsi cadere e salvare, all'occorrenza, da questa tela di ragno da lei stessa costruita: da qui il titolo di questa mostra "cristalli di cielo", proprio per indicare questa sottile trama, una "texture" spesso invisibile, segreta nelle maglie della tela, che però aspira ricostruire un cielo: quasi due visioni in contrasto e con tensioni ideali e formali diverse. Ed ha imparato, anche velocemente, che un minuscolo frammento di mondo, il suo, quello della sua visione, viene manipolato, travestito, trasformato in una sequenza infinita di spazi, di ambienti, di atmosfere e l'ipotesi stessa di celarlo più che evidenziarlo diventa primaria su qualsiasi forma di riconoscibilità, di qualsiasi riferimento ad una realtà. E l’opera ci colloca tra natura, storia e mito, in modo sottile, spesso subdolo e allusivo, perché rimanda, come si è detto, alle vicende millenarie del fare artistico, alla lunga, e certo non lineare, sequenza, di quell’anello costituito, per dirla con Platone, dal “miraggio” dell’artista, che ora noi sappiamo non è una proiezione interiore ma “la ricostruzione non solo l’apparenza dell’immagine, ma anche tutti i campi sensibili di cui hai consapevolezza", come diceva Francis Bacon che concludeva “Vuoi aprire, se possibile, così tanti livelli del sentire che non c’è spazio per tutti”. Ma questa vertigine Grazia Badari l'ha già superata, come ha oltrepassato i limiti tra figurazione ed astrazione, mantenendo però come costante quel rapporto tipicamente padano ed emiliano con la natura, di cui Francesco Arcangeli è stato il teorico e l'illustratore, mentre si sta avvicinando alla dimensione mitica, ad una allusione di presenze ed essenze, che evoca una personale discesa all'Ade, un personale colloquio con le ombre. E qui è il futuro della pittura della Badari: le ombre si verranno precisando ed il suo viaggio, appena iniziato troverà una diversa consistenza e diverse modalità linguistiche, nella chiave del suo rinnovamento continuo. Marzio Dall'Acqua

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