INTIMATE GARDEN

Rapportarsi con l'antico è un esercizio di stile efficace per un pittore contemporaneo. Riuscire a riattualizzare un pensiero che viene dal nostro passato più remoto non è così semplice come potrebbe sembrare. In particolar modo, gli splendidi arazzi fiamminghi patrimonio del Museo di Correggio presentano una notevole complessità iconografica e di senso. Grazia Badari, da anni nella sua poetica attenta alle tematiche mitologiche, sceglie di rapportarsi in modo originale ai cinque giardini che fanno riferimento a Le Metamorfosi ovidiane con opere dedicate. Grazia Badari riporta il tema del giardino come hortus conclusus a quello della propria intimità, spostandosi dal piano mitologico al piano personale e intimistico e scegliendo la caverna come sfondo alla scena. L'artista, scendendo nelle caverne del nostro essere con la sua sensibilità al femminile, ha indagato, partendo dal racconto per poi distaccarsene, l'interiorità umana e soprattutto la sua natura ambivalente e primordiale. Come Ovidio racconta di trasformazioni magiche avvenute, così Grazia Badari racconta di trasformazioni interiorizzate che portano sovente al dramma e alla disperazione. I protagonisti antichi rivivono nella sue raffigurazioni - che hanno come materia base vari tipi di cenere, e tonalità diverse date da gesso e collante - assumendo connotati effettivamente contemporanei sia nel messaggio che nella raffigurazione. La rigogliosità dei giardini degli arazzi fiamminghi e il tripudio di elementi visivi e descrittivi, vengono interamente spazzati via dalla sintesi stilistica e prepotente dell'autrice che riesce con pochi tocchi di stesura a spatola, a mano libera, a rendere un'atmosfera ben precisa, scarna, brutale, in cui predominano il grigio e il bianco cenerino. Arianna privata dei suoi orpelli, diviene nell'opera di Grazia Badari una donna sola e abbandonata dall'amato Teseo, tradita e a sua volta traditrice del fratello (il Minotauro). Rinchiusa nel suo bozzolo e schiacciata dai sensi di colpa per l'abbandono della famiglia per l'amato indegno, annulla la sua stessa identità come purtroppo accade a molte donne al giorno d'oggi. Il tradimento subito da Arianna, che verrà riscattato da un nuovo amore, sarà causa poi della sua metamorfosi in costellazione come si nota nell'accenno materico al cielo, mentre si allontana la vela del traditore. Anche la diffidente Pomona, sola e imponente nella rappresentazione gestuale e primaria dell'artista, diviene immagine-simbolo delle ragazze dei nostri giorni, spesso incapaci di amare, isolate nelle loro stanze virtuali e inavvicinabili. Di più facile lettura figurativa è Minerva, che con elmo in testa si avvicina spavalda alle Muse. Icona di superbia, nel voler sfidare le rappresentanti delle somme arti, e della volontà di superare il limite fisico e psicologico che porta nel mondo odierno all'estremo controllo dell'anoressia o della chirurgia estetica.

Il desiderio di Giove per Callisto è forse l'interpretazione più ermetica del mito da parte dell'artista, con un'opera che gioca sull'ambiguità sessuale e sul travestimento del dio in donna per concupire la ninfa. Un'allusione non troppo dichiarata all'omosessualità femminile. Infine la gelosia tra Cefalo e Procri, tema molto dibattuto e profondamente attuale, che sfocia sovente nella piaga dei femminicidi. In questo caso si nota la freccia mortale che divide i due sposi, la disperazione di Cefalo dopo la morte accidentale della moglie e le rovine che simboleggiano le loro vite franate rovinosamente come quelle di tanti altri uomini e donne comuni.

Francesca Baboni


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