Franco Bulfarini - Commento artistico realizzato per la mostra collettiva "Arte: cibo dell'anima" tenutasi a Scandiano (MO) il 24 e 25 Novembre e l'1 Dicembre 2019

Grazia Barbieri dopo aver frequentato l'Istituto Statale d'Arte e conseguito il diploma di maestra d'Arte a Bologna, e varie esperienze sul campo dell'Arte, spazia oggi con disinvoltura tra nature morte, ritratti anche di figura e copia d'autore. Il linguaggio tecnico supporta una potente espressività che si avvale di diverse tipologie di colori e supporti tecnico come: colori ad olio, acrilici, pastelli, tecniche miste. In tutti i casi la pittura è sempre resa in modo incantevole, con una visione lenticolare attenta al particolare, senza perdere di vista l'insieme della composizione, quest'ultima dominata da equilibrio, sorretta da colori decisi e ben contestualizzati. Nelle nature morte spicca la forza del "Trompe l'oeil" tecnica appresa in occasione di corsi tenuti dalla maestra d'Arte Irma Fiorentini, tuttavia Grazia è andata oltre la decorazione, e la mera ritrattistica, infatti le sue figure femminili attestano dell'altro: quelle ritratte sono donne forti, determinate, indipendenti, a volte fatali, spesso riconducibili al mito, o fatte emergere da una proiezione della mente, fermate nell'atto di un'azione compiuta o da compiere, indagate dall'artista con approccio psicologico, fissate e rese vive attraverso la pittura. Vi è la donna che ci mette di fronte alle nostre responsabilità, è "Cerere", dea della nascita, che rende chiara la necessità di aprire la via ad un sano ambientalismo, per salvare l'umanità, ove la clessidra segna il tempo che rimane per poterci ancora salvare dal disastro dovuto allo sconsiderato ed autodistruttivo sfruttamento del pianeta Terra. Siamo in vista di un'arte che si confronta con la classicità, i riferimenti vanno ad Artemisia Gentileschi o poi anche a Tamara Lempicka, di certo vi è il proposito di declinare un proprio stile che dialoghi con il presente. Vi è in questi dipinti una progettualità volta alla riflessione costruttiva del bello non solo fine a sé stesso, ma in senso sia provocatorio che valoriale.

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