Prof. Domenico Rea

Oggettività e fantasia nell’opera di Ivana Storto

    La pittura di Ivana Storto spazia dalla natura morta alla figura, dal paesaggio all’astratto in una sottile contaminazione di generi che rappresenta il tratto distintivo della sua variegata produzione artistica. Identificata la natura quale principale fonte d’ispirazione, l’artista ne coglie forme e colori per riproporli in un contesto ormai affrancatosi dalla figurazione classica, divenendo l’espressione di un sentire pittorico capace di coniugare oggettività e fantasia. L’impressione è che la raffigurazione degli scenari naturali sia propedeutica a un ulteriore e più articolato sviluppo iconografico che ne conservi i diversi elementi, per reiterarli nella loro essenza cromostrutturale secondo una differente disposizione. In tale ottica, il figurativismo di Ivana Storto rappresenta dunque una fase di ricerca artistica volta ad assimilare geometrie e armonie riscontrabili in natura, ma che la pittrice già proietta in una dimensione informale del tutto svincolata dal dato reale. Allo stesso modo, la rappresentazione della figura umana potrebbe intendersi come studio preliminare a una sua rielaborazione adeguata a un diverso contesto stilistico, in cui le forme anatomiche si coniugano alle geometrie tonali in originali composizioni policrome, ricche di un intrinseco movimento generato dai repentini stacchi di colore. Alla luce di tali considerazioni, si svela anche un’intrigante linea di continuità oggettuale tra un’opera quale “Paura” e il dipinto “Donna fantasia”, entrambe riproducenti un nudo di donna, ma secondo differenti modalità figurative.

    Non dissimile il rapporto che intercorre tra opere quali “Natura morta” e “Natura astratta” nonostante l’oggetto di raffigurazione differisca nello specifico. L’artista ci offre un ulteriore esempio di come una rappresentazione classica possa riproporsi in chiave contemporanea, a conferma di una coerenza storica dell’espressione artistica che va oltre ogni genere pittorico.

    Ivana Storto si dimostra sempre attenta osservatrice degli aspetti e dei fenomeni della natura che si pongono quale riferimento privilegiato delle sue personali interpretazioni . L’idea che traspare da una più attenta analisi dei suoi lavori è che, negli scenari naturali ritratti, la pittrice rilevi i canoni estetici dell’arte stessa identificabili nell’armonia cromatica e nell’equilibrio compositivo. La pittrice sembra attribuire alla creazione artistica, ispirata da madre natura, un’affascinante valenza mistica per la sua capacità di evocare la Creazione Divina.

    I paesaggi e le marine di Ivana Storto, pertanto, si presentano sovente in una tersa e quiete atmosfera che l’artista ottiene attraverso l’utilizzo di colori eterei, e un tocco leggero appropriato all’oggetto di raffigurazione, allo scopo di trasmettere al fruitore quella serenità che scaturisce da un sano rapporto dell’uomo con il suo habitat. Nelle sue opere, gli elementi antropici si integrano negli scenari naturali senza mai alterare gli equilibri con l’ambiente, quasi a voler rappresentare quello sviluppo sostenibile che rispetti a pieno la risorsa terra, e qui le sue opere si caricano anche di un preciso significato allegorico. L’autrice ci restituisce un universo incontaminato che riconcilia gli uomini col Creato, una condizione imprescindibile per un sereno vivere fatto anche di sane relazioni interpersonali che s’intrecciano in quegli spazi che ancora conservano una dimensione umana.

    Interessanti gli esiti stilistici che l’artista raggiunge in lavori quali “Topo astratto” o “Pupazzo”, nei quali lo sviluppo informale si realizza attraverso composizioni cromogeometriche, ora rettilinee, ora curvilinee, caratterizzate da netti stacchi tonali che donano ai dipinti un opportuno dinamismo.

    Opera di sintesi tra i diversi generi che caratterizzano l’artista Ivana Storto, e che di certo prelude a future sperimentazioni stilistiche, risulta “Terra e mare”. Qui la trattazione informale si spinge fino a realizzare rilievi cromatici e presentare inserti materici in un turbinio di forme e colori sparsi d’istinto sulla tela, ma che nei toni come nella fluidità dell’impianto pittorico richiamano gli ambienti che danno anche il titolo al dipinto.

Prof. Domenico Raio


Scopri di più