Astrazioni e parole dipinte Piero Montana

Le opere di Ivana Urso, hanno come costante punto di riferimento il cerchio lunare. Di questo satellite che da sempre ha affascinato l’uomo, qui prescindiamo da ogni superflua spiegazione astronomica e mitologica. Quel che di esso qui ci interessa particolarmente è la luce del suo riflesso nell’opera dell’artista.

Questa luce non è radiante, maschile, aggressiva, è una luce dell’intimo universo femminile che esercita un’attrazione fatale sulla Urso. Una attrazione che rende l’artista dipendente da essa al punto da divenire a sua volta il satellite del nostro satellite.

Inconsciamente l’io dell’artista gira intorno alla luna seguendola pertanto costantemente nelle elaborazioni dei suoi dipinti senza mai fuoriuscire dalla sua orbita. Siccome non siamo degli psicoanalisti, di questa dipendenza ed attrazione lunare da parte della pittrice non siamo in grado di fornire l’eziologia.

Noi desideriamo in questa nostra illustrazione della sua opera mettere in evidenza, lasciandone però inspiegabile la malia, come il cerchio magico di una fascinazione si riflette nei costanti cerchi lunari dipinti dall’artista.

Come abbiamo già accennato in queste astrazioni viene coniugata una sorta di scrittura asemica, ma contrariamente ai titoli delle opere della Urso in esse non sono raffigurate parole dipinte nel senso di un loro intrinseco rapporto tra significanti e significati, essendo tali parole solo segni asemici. Queste “parole dipinte” alludono dunque a un fare scrittura ma con molta disinvoltura e spontaneità. Alludono dunque a una scrittura, che in sé non è scrittura almeno come noi la intendiamo, ma a un groviglio a una rete di segni fittamente intrecciati all’interno del cerchio lunare.

Tra queste opere della Urso in particolare una desta la nostra attenzione. E’ quella che sembra proiettare la scrittura asemica in un cerchio fuori dal globo lunare, in una zona d’ombra in cui la luna viene compresa e raffigurata. Cerchio scritturale sicuramente metafora di un inconscio apparentemente non dentro la nostra psiche bensì all’esterno di essa, in una superficie di un’opera pittorica la cui semantica, come in ogni opera aperta, è ancora tutta da leggere e interpretare.

Piero Montana


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