Leonardo PAPPONE, in arte “LEOPAPP” http://www.leopapp.it

Leonardo PAPPONE, in arte “LEOPAPP” Nato nel 1958 a Montefalcone di Val Fortore (BN), da oltre un decennio vive nel Molise a Campobasso. Avvocato, pubblicista, approccia giovanissimo con la pittura in modo del tutto istintivo, spontaneo, da autodidatta, partecipando a mostre estemporanee e concorsi nei quali riscuote consensi significativi. Nella vita reale svolge una professione distante dai concetti artistici e forse questa sorta di “assenza” o estraneità dalla vita pittorica non aiuta inizialmente il suo estro che, tuttavia, come fuoco sotto la cenere, resiste a tanti anni di oblio; la passione per l'arte, pertanto, come un magma incandescente sotterraneo, scava cunicoli ed infine riaffiora con forza eruttiva, spingendolo, dopo oltre trent'anni, a ritrovarsi pittore per caso, quasi con funzione terapeutica, alla continua ricerca del piacere espressivo. La pittura è il suo personalissimo modo di esprimere la propria personalità e di dialogare con gli altri. Usa i colori acrilici densamente, unitamente ad altre misture, come mezzo, propaggine espressiva di stati d’animo, di immagini interiori, rappresentazioni fantastiche, ricostruzioni cromatiche e plastiche allo stesso modo. Dalla fantasia creativa all’immaginazione, direttamente, senza archetipi prefissati, fuori dagli stereotipi, in una prospettiva diversa, nel tentativo di riempire ogni spazio vuoto, ogni dimensione con colori e forme semplici, quasi primitive. Nei suoi viaggi pittorici si colgono i segni di pianeti, immagini,frammenti di meteoriti e tutto è espressione del bisogno di superare la divisione tra corporeo e psichico, tra realtà ed immaginazione. E’ una pittura senza frontiere, davanti ad un mondo frenetico che si fonde nello sgretolarsi del linguaggio convenzionale per ritrovare e ricostruire nuovi spazi di libertà, in un continuo racconto carico di emotività ed umanità. Intinge, mescola colori, cerca simboli, nella immensa conca tumultuosa e irrefrenabile che è questo mistero chiamato “vita”. Con le sue opere astratte, in un gioco di nascondere per svelare, rende visibile l’invisibile. Lascia che sia il visitatore con la sua immaginazione a scoprire il lato celato ed a trovare i segreti che si annidano in ogni suo lavoro. La sua pittura tende ad illuminare attraverso varie marcature cromatiche oppure mediante le luci notturne, i soggetti o le pulsioni profonde che agitano in generale la vita e non solo quella dell’artista. Quella di “LeoPapp”, solo apparentemente informale, è un’ arte dotata di una grande carica comunicativa sul mondo contemporaneo, che si rifà anche al linguaggio della pubblicità, ad una narrazione radicale sull’utilizzo e la funzione degli spazi urbani. E’ un intriso di modernismo metropolitano, una specie di “street art” e di astrattismo a tratti surreale, con varie sorgenti d’ispirazione che richiamano espressioni di graffitismo, writer urbani, murales, ma anche rituali sciamanici, simbologie e figure preistoriche di notevole impatto emotivo. Una riflessione critica sulle evoluzioni del “mondo globale ”: global world and its evolution E’ sempre alla continua ricerca di diverse sperimentazioni pittoriche, materiche e di creatività installative, sull’analisi degli aspetti urban and underground. Info: [email protected] Tel. + 39 338 4928631 MOSTRE E PARTECIPAZIONI ANNO 2013 “Segni innocenti" è la I^ mostra personale tenuta a Campobasso presso la Galleria Artes contemporanea, dal 18 maggio al 15 giugno 2013 con tantissime opere esposte, curatrice : Silvia Valente; Luglio 2013, partecipa al XVII Concorso Internazionale Massenzio Arte Roma; Dal 21.08.2013 al 26.08.2013, mostra personale“Flash City” presso il museo civico Castelmagno di San Bartolomeo in Galdo (BN); Dal 02.09.2013 al 10.09.2013 partecipa alla XXII edizione della Biennale d’arte “Extrabilia” presso il Palazzo Lembo di Baselice (BN); Dal 21 al 22 settembre 2013 propone alcune opere personali, presso la Torre Normanna di Pietramontecorvino (FG), nell’ambito della manifestazione "Suoni, sapori e colori di Terravecchia”; “Flash City” è la personale di Roma presso la sede del CNA in via Gugliemo Massaia 31, dal 22 al 29 novembre 2013, selezionata e curata dall’architetto Antonietta Campilongo, nell’ambito della manifestazione “Molise un’altra storia”; ANNO 2014 Dall’ 11 gennaio - 11 febbraio 2014, è tra gli artisti in mostra presso la Fonderia delle arti, Via Assisi,31, Roma nell’ambito della X^ edizione della mostra-mercato “OpenARTmarket” ; Dal 24 gennaio al 28 febbraio 2014, mostra personale“Flash City 2.0” presso “Il Caffè degli Artisti”, Via Castiglione, 47/2a Bologna; Partecipa al “ 2^ Concorso nazionale di pittura sapori e colori “ Memorial Gilberto Giorgetti”, dal 23 febbraio al 09 marzo 2014,Palazzo Albertini , Forlì, riceve il premio “La Foglia” Associazione culturale . Dal 24 maggio – 24 giugno 2014, ritorna tra gli artisti in mostra presso la Fonderia delle arti, Via Assisi,31, Roma nell’ambito della XI^ edizione della mostra-mercato “OpenARTmarket” ; Dal 14 giugno al 14 luglio 2014, mostra personale “ Habitat Urban” a cura di Lorenzo Canova , presso la Fondazione Cultura Molise, palazzo ex Gil , Via Milano – Via Gorizia Campobasso; Dal 4 al 5 luglio 2014, è tra gli artisti che partecipano al progetto “ Food Culture & slow art- l’Arte che rappresenta il gusto “ a cura di Antonietta Campilongo , presso ex cartiera Latina , Via Appia Antica, 42 Roma; Dal 31 agosto al 28 settembre 2014, è tra gli artisti selezionati che partecipano alla 2^ edizione del Premio P.A.C.I. presso l’Auditorium Città di Isernia nell’ambito del “ Progetto integrato molise arte e cultura “ a cura dell’associazione socio-culturale SM’ART ; Settembre 2014, partecipa al concorso Premio Terna per l’Arte Contemporanea “Premio Terna 06”; Ottobre 2014, partecipa all’edizione del Premio “COMEL 2014” per l’Arte Contemporanea; RASSEGNA DI ALCUNI GIUDIZI CRITICI SULLE SUE OPERE “Segni innocenti" è la I^ personale tenuta a Campobasso presso la Galleria Artes di Campobasso dal 18 maggio al 15 giugno 2013 con tantissime opere esposte. Oltre ogni previsione il numero dei visitatori che non si sono limitati alla firma di presenza, ma hanno lasciato tantissimi attestati di apprezzamento. Grande attenzione per l'artista da parte dei mass-media che ne hanno sottolineato i tratti originali della rappresentazione della realtà, posta sempre in relazione al bisogno costante di estraneazione nel surreale. Il titolo della mostra è stato ideato dalla penna dell’amico ed artista campobassano Domenico Fratianni che ha voluto anche omaggiare il collega con il seguente testo critico a corredo dell’evento: «Leonardo Pappone, da sempre amante dell'arte, compie, imprevedibilmente, una traiettoria liberatoria, usando segni e colori che diventano strumenti di innocenza. Non ha bisogno di strutture particolari, perché il suo è un crepitare di mortaretti colorati che ricordano gli incantamenti dell'infanzia». Silvia Valente, curatrice dell'esposizione e critica d’arte, scrive parimenti «L’arte di LeoPapp è un atto libero e liberatorio e, in quanto tale, vulnerabile: non vi è presunzione, arroganza intellettuale o citazionismo di maniera; non è uno “sfogo” paranoico e compulsivo. Osservare i suoi lavori presuppone la cancellazione di ogni qualsivoglia sovrastruttura mentale, è un lancio nel vuoto, nella reminiscenza dell’infanzia: non c’è da ragionare – se non a posteriori – ma la visione è lieve e giunge ad essere supposizione di se stessa». “Flash City” è la personale di Roma presso la sede del CNA in viale Cardinale Gugliemo Massaia, 31 dal 22 al 29 novembre 2013. In essa l'artista offre inedite visioni di paesaggi urbani reali o progettati , prospettive, squarci di città, agglomerati moderni e sperimentazioni astratte. Il percorso, a tema socio-politico, insegue le fasi dell’antropizzazione quale processo di colonizzazione, si colgono in modo massiccio le alterazioni dei rapporti di equilibrio naturali generati dalla attività umana. Si avvertono, i maggiori rischi attuali del pianeta: sovraffollamento, sfruttamento ed esaurimento delle risorse naturali, inquinamento, globalizzazione. Sono fattori che, nella sensibilità artistica, annichiliscono l’aspetto umano che, anonimamente, resta relegato fuori dalla rappresentazione delle stesse opere. L’uomo, l’autore, restano così “fuori” dallo spazio dimensionato per consentire “un fermo immagine" “un flash” sulle frame della vita sempre in movimento . Della rassegna “Flash City”, scrive il direttore artistico di NWart Roma, l’architetto Antonietta Campilongo : “Leonardo Pappone sceglie il mezzo informale per lavorare sul colore e sul significato che esso assume nel momento stesso in cui viene utilizzato. La materia pittorica serve a comporre forme e segni, grazie al continuo processo di sovrapposizioni e sconnessioni. La superficie della tela consente continue sperimentazioni volte ad individuare dimensioni diverse dalla presente, quasi appartenessero al mondo interiore, caratterizzate da spazi, oggetti e luoghi, in cui i pieni e i vuoti, il dentro e il fuori, si misurano e si rimandano reciprocamente. Attraverso un gioco di frammentazioni, di sovrapposizioni di forme e colori, Leonardo Pappone ci parla del continuo evolvere dei pensieri e delle esperienze umane. La non figurazione è il mezzo che Leonardo Pappone predilige per meglio rendere gli aspetti di interiorità, per descrivere agevolmente, senza tante distrazioni, l'aggrovigliarsi dei concetti, dei pensieri. Tuttavia non c'è un distacco completo dalla realtà; la forza degli accenti cromatici e l'incisività del segno acquistano spesso una parvenza figurativa che innescano nello spettatore un senso di inspiegabile attrazione e di dejà vu. Colore, dunque, ma anche dinamismo. Tutte le sue tele sono pervase da un dinamismo accentuato che trasmette movimento, ma anche una certa ansia, frenesia, forse quella corsa continua in cui più o meno tutti gli ‘abitanti’ della città contemporanea sono immersi. Uno specchio a mio avviso molto fedele del nostro ‘oggi urbano’, uno sguardo lucido ma allo stesso tempo non pessimista. L’artista sbalza la visuale oggettiva dalle angolature di una impressione veloce di linee cromatiche, di forme e tracciati. Impressione, che però è la vera protagonista dello spazio, il vero fulcro di interesse per la ricerca e la sperimentazione creativa. L’artista non li rappresenta in modo realistico, ma attraverso un’interpretazione soggettiva, che richiama immagini mnemoniche e sintetiche di tutte quelle cementificazioni anonime e scomposte che continuano ad essere realizzate, con un processo progettuale generico ed indifferente, ai margini del caos metropolitano.” Il Prof. Lorenzo Canova , storico d’arte e critico d’arte, scrive : “Nei suoi quadri Leopapp cerca la densità della materia cromatica, la vibrazione delle stesure, l’intensità sintetica della pennellata per restituire la pulsazione vitale della città , il fermento della metropoli elettrica rinnovato nell’intreccio degli azzurri e nella seriale scansione delle geometrie e delle architetture sovrapposte nello spazio”. Antonio Petrilli ha scritto :“E' sempre difficile entrare nel mondo psicologico ed iconico di un artista al primo impatto: si corre il rischio di interpretazioni assolutamente prive di fondamento. Inoltre ho sempre pensato (alla maniera di quanto detto da Achille Bonito Oliva nel famoso saggio “Ideologia del traditore”) che il critico con la sua interpretazione dell'opera possa limitarne il significato o addirittura falsare il pensiero dell'artista sostituendolo col proprio. Fatte queste inevitabili premesse, posso dire che nel vedere per la prima volta i lavori di Leonardo Pappone in mostra mi è apparsa subito evidente la capacità di usare con sapienza il colore attraverso una geometria che spesso sfocia nell'astrattismo. La mia attenzione si è soffermata particolarmente su una serie di lavori che rappresentano paesaggi urbani consistenti in gruppi di palazzi o grattacieli scomposti in moduli che ne accentuano la matrice geometrica. Si tratta di tecniche miste dai colori tenui (sembrano quasi visioni oniriche o vagamente nebbiose) che hanno sicuramente in sé germi di sviluppi futuri di notevole interesse. Qualche critico ha voluto vedervi una specie di allarme sociale e ambientale sottolineando l'assoluta assenza di vita in essi. Io potrei azzardare l'ipotesi che in essi la vita sia solo nascosta e che stia a noi immaginarla. D'altronde l'arte è viva se fa nascere interpretazioni diverse nei vari fruitori“. Della rassegna “ Habitat Urban” il curatore Lorenzo Canova, scrive: Le parole e le forme della metropoli La città del nostro presente coni suoi edifici, con il suo caos di scritte e graffitiche istoriano strade e piazze, le architetture del presente e del futuro fatte di grattacieli stagliati sul cielo come foreste di vetro, acciaio e cemento: nei suoi due cicli più recenti, Leopapp si confronta con la metropoli contemporanea, con i suoi muri e le sue architetture, in opere presentate nel palazzo della Ex GIL di Campobasso, sede prestigiosa progettata da un grande architetto come Domenico Filippone. Leopapp si ricollega infatti alla storia del paesaggio urbano che, a partire dalla pittura di veduta in poi, ha rappresentato uno dei temi centrali della storia dell’arte, un campo di interesse che ha ovviamente avuto un’accelerazione nell’ultimo secolo con lo sviluppo vorticoso delle metropoli moderne e post-moderne, irresistibile polo di attrazione per gli artisti più innovativi, senza dimenticare tra l’altro che in questo senso, paradossalmente, uno degli impulsi più forti è stato dato dal Futurismo italiano che sognava la città contemporanea in un Paese ancora fortemente rurale. Tuttavia, in un simile quadro d’insieme, non si possono dimenticare il mistero di un certo Surrealismo nella sua rappresentazione allucinata della città visionaria, le correnti informali e gestuali , le ricerche verbovisive e l’astrazione geometrica, tutti elementi con cui Leopapp dialoga, legando il suo lavoro a una rielaborazione di alcuni momenti centrali dell’arte del Ventesimo secolo. Leopapp sviluppa infatti la sua ricerca attraverso un intreccio di immagini e slogan addensati come un labirinto caotico, metafora della complessità del mondo urbano e delle sue dinamiche stratificate, subendo il fascino della metropoli e del suo scenario articolato, fatto di magnificenza e di squallore, di maestosità e di miseria. Il pittore lavora pertanto osservando la città da lontano, con lo sguardo del paesaggista che riscopre nelle forme dei grattacieli lo splendore degli alberi e delle montagne, o da vicinissimo, con l’occhio curioso del naturalista che si sofferma su piccoli brani di mondo analizzandoli con scrupolosa attenzione. Questa mostra potrebbe essere dunque vista come un viaggio tra le polarità opposte dell’ordine e del disordine, due visioni dicotomiche in perenne e fecondo scontro, nella dialettica continua tra la volontà di dare una struttura armonica alle cose e la contemplazione della complessità che si accumula nel tumulto fremente che brulica nel nostro sguardo moltiplicando i nuclei focali della nostra attenzione percettiva. In questo senso, per dare forma a questa visione binaria, Leopapp utilizza molte opzioni stilistiche: l’elemento segnico, la pennellata veloce e tagliata come una sciabolata, la trascrizione della parete graffita e scarabocchiata, ma anche la stesura piatta e geometrizzante che ricostruisce le forme delle architetture nel suo modulo strutturale, alla ricerca di un filo conduttore che leghi tutti i suoi diversi percorsi visivi nel labirinto stratificato della metropoli e nei meandri della sue innumerevoli, possibili rappresentazioni. L’autore passa quindi dal macrocosmo al microcosmo, guarda prima la città dall’alto come se arrivasse in volo, planando a volo d’uccello verso i palazzi all’orizzonte e scende poi tra le strade, nel loro fermento, nel turbinio umano e meticciato del mondo multiculturale, con i suoi scontri politici e sociali, con i suoi messaggi e le sue mescolanze. Leopapp dipinge così opere dove la comunicazione si intreccia profondamente, fino quasi ad annullarsi, imponendo uno sforzo di immersione e di interpretazione per afferrare i suoi messaggi spesso ambigui e contraddittori, in una visione che afferra le sollecitazioni del tessuto urbano, i suoi codici e le sue informazioni iconiche e metaforiche, in un mosaico vibrante di graffiti e di colori, di simboli e di parole che costruisce il misterioso linguaggio collettivo delle metropoli contemporanee. PER APPROFONDIMENTI VISITA IL SITO : http://www.leopapp.it
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