Franco Bulfarini

L’arte di Loretta Agostini, in arte “Lore”

È evidente che l’animo artistico è insito in Lore, già lo si coglie sul piano della scrittura, in particolare nella poesia. Con Lore è il pensiero che apre la porta al colore ed alla forma e lo scopo del dipingere, come per lo slancio poetico è di generare emozioni. L’artista riferisce: “Ho scritto tanto, pensavo fosse una cosa che potevo saper fare, poi qualcosa è cambiato, ho provato che mettere dei colori su una tela o dove mai sia possibile, anche senza saper disegnare aiuta a: ricordare e dimenticare, perdonare ed esaltare, ciò che è troppo da dire, troppo da tacere, troppo da ricordare. Emozioni, crisi, vittorie, sconfitte, silenzi, poesie, desideri, proclami, seminari”, poi cita Marcello Vandelli: “l’arte è espressione massima della coscienza, più di qualsiasi discorso verbale, quindi, più di qualunque scritto compiuto”.

Lore svolge un’indagine sul personale, coglie l’importanza di guardarsi allo specchio, del sapersi mettere a nudo, coinvolgendo i propri stati dell’animo, ed il sentire quotidiano, non con parole, ma con un nuovo linguaggio, quello non verbale che attiene in modo specifico al disegno e alla pittura.

Per Lore l’artista è colui o colei che genera e rende poi visibili versi cromatici su tela, facendone una missione emergenziale, imprescindibile, come sa essere il bisogno interiore di espandere la propria vita e le proprie emozioni sulla tela.

L’intento è di poter far luce sull’esistenziale che incombe ogni giorno in modo diverso fra sogno e realtà, di farlo con la forza del colore che si fa narrante di voci interiori atte a svelare angoli remoti, punti d’ombra da schiarire, ove presenti, per rimuovere i silenzi eccessivi, e poter cogliere in pienezza la musica dei colori, e la gioia che ne previene. Ma i colori possono elargire espressioni vivaci e raggianti, come d’estate può fare il riflesso del sole allo sguardo, ma anche possono essere pallidi, freddi e carichi di malinconia, come sono autunno ed inverno.

Tutte le stagioni vivono dentro l’animo dell’artista. I creativi come Lore navigano in flutti tranquilli (fra gioia ed ottimismo) o agitati (dibattendosi fra tristezze e cupezze a volte terrificanti) che fanno parte della vita di ognuno. È il poeta artista che nel segno e nel colore coglie tutto questo, perché sensibile ed attento, e perché conosce bene gli elementi che forgiano l’esistere di ognuno: il fuoco, l’acqua, la terra che ci ospita ed il cielo a cui guardiamo con speranza; elementi di cui la vita si nutre e di cui è espressione continua e mutevole.

Agli inizi si desume una tecnicità poco elaborata e basica, poi nel tempo l’artista affina gli strumenti del fare ed i modi della pittura, uscendo dall’impronta naif per definire con maggiore appropriatezza la didattica dell’animo che non cerca il ricordo, ma che vuole cogliere l’istante vitale del momento presente, con giusto garbo e attenzione per rendere in modo introspettivo l’io profondo nella sua interezza e nel suo svelarsi contemporaneo. Tutto questo con uso di acrilici su tela o tempere o oli come tecniche, "tour court" prevalenti.

Le tematiche espresse sono spesso dettate da emergenze esistenziali come “Dall'homo Sapiens all'Homo Plasticus”, “ Convalescenza”, “Dal bronzo iniziale al caos finale”, oppure ispirate da fatti di cronaca che inducono riflessioni o da omaggi ad altri artisti, come nell’opera “La leggenda del pianista sull’oceano - Ennio Morricone”, dedicata chiaramente quale omaggio, al grande musicista recentemente scomparso.

Nella vita di ogni artista vi sono muse ispiratrici. Per Lore queste sono rappresentate da ben 7 gatti, accuditi con amore “materno” e vige anche il ricordo insistente per la sua sempre viva in lei micina “Cadeau”. Attraverso questo amore particolare l’artista conia un amore universale, portando questo rapporto con altri esseri a vera fratellanza e comprensione, crea una via autentica per l’amore che dà e non chiede, quello vero.

Le opere sono rette da una dinamica semplice di approccio, ove l’istinto e la ragione trovano una via d’incontro, che tuttavia cerca la tecnica intesa non come decoro ma come modo per giungere al fine espressivo, all’essere e non all’apparire, alla generazione di un impatto emotivo autenticamente sentito, caricato di un vero coinvolgimento. Vi è in sostanza la volontà di esprimere il sacro anche nel profano, perché è sacro tutto ciò che volge al bene e persegue la direzione dell’armonia. Quindi non tecnica per la tecnica ma tecnica per esprimere il proprio sentire, l’obiettivo è la finalizzazione di ogni progetto all’espressione dell’idealità dell’opera stessa. Pittura ingenua, forse, ma non banale, perché valoriale in senso assoluto sia sul piano tematico che delle emozioni che produce, mettendo in gioco sentimenti ed espressività.

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