Donatella Bartoli

La natura, il territorio e l’immaginario collettivo

Il cervello umano è un computer perfetto; incamera e memorizza non solo le immagini ma anche gli odori, i rumori, le sensazioni. Tutto resta in un angolo e basta cliccare sul tasto della memoria perché le finestre dei ricordi si aprano; un profumo, all’improvviso, ci riporta alla mente l’immagine di un luogo, un colore ci fa apparire nitido il ricordo di un paesaggio che nel tempo sembrava essersi dissolto nel tempo.

È così che Margherita Fascione ha dipinto i suoi paesaggi: imprimendo sulla tela i ricordi scaturiti da una memoria archiviata ma mai cancellata. Le sue opere sembrano immagini nate dall’inconscio e concretizzatesi insieme all’odore dell’erba, al fruscio delle foglie e al brivido sottile che lascia sulla pelle il soffio leggero del vento.

È tangibile il legame tra l’artista e la sua terra che, negli anni, ha mantenuto intatte le vivacità della natura, così come emergono vivaci e piene di impeto dalle sue opere, tali da indurre nell’osservatore la percezione degli stessi odori e suoni che giacevano, fino ad un attimo prima, assopiti nell’artista.

I colori danno corpo a quei paesaggi, i rosa e i gialli esplodono con allegria, i verdi brillano al riflesso della luce che colpisce e si specchia negli azzurri dell’acqua; ogni pennellata esalta la gioia di sentirsi parte integrante di quella natura e rende partecipe l’osservatore di questa gioia.

Così, con la stessa nostalgica memoria, prendono vita le figure di Margherita Fascione, personaggi che sembrano essersi originati dai suoi paesaggi, ne riprendono i colori, emanano lo stesso sottile profumo di fiori e i capelli sono mossi dallo stesso leggero alito di vento.

Donne che mantengono una freschezza espressiva tra il ricordo sfumato e il mito di un inconscio collettivo.

I due generi pittorici di Margherita, pur apparentemente così diversi tra loro, non possono essere considerati altro che la proiezione di diverse emozioni scaturite dalla stessa fonte: la sua terra.

Donatella Bartoli – Roma – luglio 2004

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