Albano Rossi

  Vi sono pittori - anche celebri e fortunati, come tutti sanno - che incentrano la loro ispirazione su un solo tema: e lo perseguono per anni ed anni con una fedeltà, una insistenza, che tuttavia sta a rappresentare una immobilità solo apparente, in quanto, come è risaputo, ripetizione passiva e meccanica, vera e propria, in arte non può aver luogo.
  Vi sono altri pittori che invece mostrano un movimento quasi continuo, una successione di fasi, un cambiare di soggetti e di colori e di toni. In questo secondo modo di dipingere c'è un pericolo opposto al primo: quello degli esperimenti dispersivi. Ma c'è, nei casi migliori, anche il vantaggio di un cammino più scorrevole e sciolto, un'inquietudine fruttuosa, un'ansietà di salire per gradini e di raggiungere sempre nuovi e imprevedibili traguardi.
  A questa seconda sfera di artisti direi che appartenga senza alcun dubbio la siciliana Samar (dico toutcourt il suo nome assunto in arte, e che all'anagrafe corrisponde a Maria Salmeri Marchese). La varietà e la diversità dei temi cui la Samar si ispira e il modo spassionato di come li affronta fanno pensare che la sua fase di ricerca sia costantemente in atto, ma si tratta di una ricerca in perspicuità, in trasparenza, nella chiarificazione della propria identità, precisazioni di un mondo poetico che le sia più congeniale, perchè si ha ragione di ritenere che la parte riguardante la elaborazione tecnica possa esser da lei considerata per molti versi sufficientemente appagante.
  Ora, giacchè la pittura è anche testimonianza di un gusto, di una sensibilità, di un certo modo interpretativo, si può a buon diritto asseverare che testimonianza, davvero schietta e vibratile, è anche questa offertaci dalla Samar, sorretta com'è la sua pittura da una scupolosa dolcezza e da una femminilità di accenti che, in luogo di farsi limite, sono, al contrario, apportatrici di composta, interiore misura.
  Ecco perchè le figure, i paesaggi, le nature morte, i fiori, e anche i soggetti di genere (quali le composizioni di "pupi" siciliani o le scene della mattanza), così intrisi di partecipazione solerte, tutta emozionale e raccontata, evitano quasi sempre il rischio illustrativo: in luogo di una macerazione pseudointellettuale, in luogo di un rovello cerebralistico e di una chiassosa esplosione gestuale o coloristica, sembra che un calibrato controllo strutturale riporti ad unità le varie componenti - evocative, conoscitive, sentimentali - e consenta la stesura di dosati accordi cromatici determinati dalla pacata quanto amorevole contemplazone di un particolare brano di realtà prescelto quale stimolo imprescindibile per una efficace traslazione pittorica.
  Sicchè la resa di tutti gli elementi che costituiscono il discorso icastico di questa pittrice, diventa anche la resa spontanea dei suoi sentimenti dinanzi alla natura. Da ciò, insieme con il colore intonato senza stridori, armoniosamente aderente alle apparenze del mondo fisico che ella percepisce, alla osservata sembianza delle forme propostele dalla realtà e composte secondo la sua capacità di conciliarle fra loro euritmicamente, affiora con una sorta di lene eppure effusa poeticità il suo sentimento, la sua misura spirituale.
  I pregi di freschezza e di equilibrio si offrono subito evidenti, osservando la pittura della Samar dov'è infusa una rasserenante calma interiore. Aperta e affabile, concilia gli animi senza arrovellare le menti con elucubrazioni abborracciate e confusionarie.
  La tavolozza della pittrice è sorvegliata dal gusto e frenata da un pudore che addolcisce all'origine l'atto evocativo, proteggendolo contro certi artificiosi perturbamenti estremi operati da fuorvianti sondaggi nelle impervie latebre dell'inconscio. D'altro canto le forme che va insieme componendo - recanti in sè, pur direttamente dipinte, la matrice di una non arbitraria orditura grafica - sono impostate con criterio affatto superficiale e cioè con progressione metodica nell'operazione del rappresentare.
  Ecco le motivazioni di una comunicatività serena, a volte più attenta e assorta, come quando si sofferma e raccoglie a registrare certi toni e i loro rapporti nell'ambito angusto di un mazzo floreale. Sono effetti di luce che, sfocando, dilata in maculazioni variegate le fragili corolle: o di eterea atmosfera che rarifica e svapora ma formalmente condensa fiori e foglie.
  Qui si misura l'amorosa propensione della Samar nel cogliere l'equivalente pittorico  di un brano di natura isolato dal proposito contemplativo. Altrove, invece, affronta la realtà con più estrosa effusione, incurante di essersi indugiata in concentrazioni intimistiche: allorchè cioè si dedica a visioni di paesaggi, oggetti, personaggi ripresi entro il loro naturale ambiente, onde il dipinto diventa per lo più gioioso, disincantato, espansivo, e ostenta alcune vivaci esaltazioni cromatiche motivate anche dalla veemenza dei colori della sua terra di Sicilia.
  Assaporando il vero, la pittrice non si preoccupa di impreziosire il discorso - sfuggendo così all'oggi tanto paventato pericolo del naturalismo cui ella va anzi incontro con serena coscienza - tanto forte è il fascino concretamente visivo esercitato su di lei dai soggetti che mano a mano affronta. Alquanto diverso è l'approccio al singolo volto umano nel ritratto che, mantenendo la peculiare identificabilità fisionomica, leviga e illeggiadrisce quasi per zelo, ma mai al punto di cerimoniosamente adularne le sembianze, esclusi i momentanei velami dei sentimenti e dei pensieri.
  Temperamento di colorista, ma alieno dagli effetti chiassosi, piuttosto portato ad accordi brillanti, però mai troppo intensi, la Samar sa sempre cavare sulla sua figurazione attenta al vero, fedele alle norme convalidate dalla tradizione, la definizione più confacente, l'accento opportuno che rialza la veduta, l'oggetto, la figura a livello non supinamente riproduttivo.
Per cui le immagini consentono si al dato prescelto e amorosamente indagato, ma soprattutto corrispondono allo stato d'animo, al momento di grazia, all'euforia di una contemplazione pacata e serena, propria di chi del mondo vuol captare ciò che di meglio esso sembra offrire e che ottimisticamente gli si fa incontro, ripudiando ogni stortura o lacerazione che sono all'agguato per offuscare ogni visione che non sia spontanea e fervidamente, alacremente accolta con spirito fiducioso.
  Questo interiore equilibrio, questa propensione dell'anima alle ore felici della vita rendono letificante la pittura della Samar, quale antidoto alle ambasce e trepidazioni dell'oggi.
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