Domenico Raio Giornalista: La libertà espressiva di Massimo Pacilio

Un'estrema versatilità tecnico-stilistica contraddistingue l'opera dell'artista Massimo Pacilio che abolisce i più convenzionali confini tra le diverse cifre espressive per proporsi in una notevole varietà di forme, che rende il pittore quasi mai immediatamente riconoscibile. Una produzione polimorfa che si origina, sul piano tecnico, da una costante sperimentazione, specie nell'impiego dei materiali, mentre sotto il profilo più puramente espressivo la pittura di Pacilio appare fortemente influenzata dagli stati d'animo che attraversano l'autore nella fase realizzativa e che in una certa misura lo guidano lungo l'intero percorso creativo. Nell'arte di Massimo Pacilio, tuttavia, tecnica e contenuti restano sostanzialmente indipendenti, ad ulteriore conferma di una varietà stilistica che non può conoscere condizionamenti di sorta. La stessa idea di fondo, o addirittura il medesimo oggetto di raffigurazione può essere rappresentato per mezzo di tecniche diverse che garantiscono all'autore quella libertà espressiva che l'artista si è posto come fattore imprescindibile. Più strettamente connessa appare invece la scelta cromatica rispetto agli umori ispiratori, con particolare predilezione per le tinte più cupe che in alcune delle opere più significative richiamano le tonalità della terra in un dosato impasto materico fatto di gesso, colla vinilica e stucco, a riprodurre gibbosità terrestri, e che proiettano l'intera creazione in una terza dimensione attraverso la quale gli stessi lavori assumono peculiarità scultoree. È proprio qui che si realizza un ideale accostamento tra i moti dell'animo umano e i moti della terra, in tutti i loro vigori e turbolenze, quasi a voler risalire ad una creazione originaria della quale ogni gesto pittoscultoreo potrebbe rappresentare una perfetta metafora. L'arte di Massimo Pacilio ci sorprende per l'assoluta dimestichezza con la quale il pittore è capace di mutare il suo registro espressivo modulandosi dall'informale al neofigurativo e viceversa, senza tralasciare qualche interessante sortita anche in ambito concettuale. Alcune opere dell'artista napoletano presentano una forte impronta sociale e ci riconducono alle più profonde motivazioni che con ogni probabilità sono all'origine del percorso artistico intrapreso da Massimo Pacilio: l'arte sopperisce a quella mancanza di comunicazione che rappresenta il segno più tangibile del vuoto relazionale che contraddistingue i nostri tempi, e in qualche modo giunge a sostituirsi all'uomo stesso nel riuscire ancora a sollevare emozioni profonde, laddove la civiltà moderna ha lasciato ormai poco spazio al sentire umano. È un forte monito sulle contraddizioni di un'umanità sospesa tra l'abisso e la speranza, come si evince da una lettura più globale dell'opera di Massimo Pacilio i cui lavori non possono prescindere da una visione d'insieme che ne evidenzi i forti contrasti. Grande fiducia, da parte dell'autore, sembra dunque essere riposta proprio nell'arte quasi a celebrarne le virtù rigeneratrici sia sotto l'aspetto creativo, sia sotto il profilo morale. Negli ultimi tempi Pacilio sta realizzando sculture a tema sacro, ma lasciando anche scorgere un progressivo allontanamento dalla figurazione che certamente porterà l'artista, in tempi non lontani, a misurarsi anche con la scultura informale. Nei suoi lavori scultorei si evidenzia tutta l'esperienza pittorica dell'autore a cominciare dall'impiego del supporto che circoscrive lo spazio entro il quale gli elementi si sviluppano armonicamente nella loro dimensione plastica. Domenico Raio
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