NUMERO ZERO. L’ANSIA E UNA NUOVA VITA-PILLOLE DELLA MIA VITA
Sono svariati giorni che penso a come potermi relazionare al fatto di scrivere qualcosa, per giunta su me stesso, sulla mia arte.
Ho la convinzione che sarebbe sleale, manipolatorio e nettamente di parte dare un giudizio o gonfiare di paroloni le mie opere o ciò che faccio.
Ovvio, sono le mie, sono il mio essere, la mia espressione. Per me sono ciò che ho di meglio.
Ma “il poeta sei tu che leggi”, forse in questo caso sarebbe meglio dire “tu che osservi” quindi la bellezza, la poeticità, il ribrezzo o qualsiasi emozione provochi in te ciò che faccio è compito tuo, e solo tuo, esternarlo, capirlo o rifiutarlo.
Io posso solo guidarti, darti qualche piccolo indizio o spunto sulla chiave di lettura che potresti dare alle mie opere ma il compito più arduo, te lo ripeto, sta solo a te.
Un piccolo aneddoto:
Cominciò tutto nel Febbraio del 2014. Un periodo veramente buio della mia vita, in piena crisi con me stesso, in una difficoltà sempre maggiore nel relazionarmi con il mondo.
Mi sentivo un’ombra addosso che mi travolgeva dalla mattina alla sera, una iena affamata che seguiva ogni mio passo. Una sensazione veramente strana, soprattutto se hai vent’anni, una vita davanti e dovresti solo pensare a sorridere.
E invece continuavo ogni giorno a salire sulla stessa giostra. Nera, buia, sporca e arrugginita.
Un moto perpetuo di tristezza e pressione.
Era come stare perpetuamente nella sala d’attesa di un medico, intrisa di muffa, di quelle illuminate da un vecchio neon che sfarfalla con la convinzione del fatto che quando sarà il tuo turno ci saranno solo brutte notizie.
Avevo una tela in camera e dei colori ad olio. Erano 3 anni che riposavano dentro una scatola. Quasi mi ero dimenticato di loro.
Poi una notte presi la tela.
Avevo bisogno di cambiare qualcosa nella mia vita, ancora non sapevo come dei colori e un pennello sarebbero riusciti a farmi rinascere e cominciai a disegnare.
<<Cosa voglio rappresentare? Cavolo ho paura. E se poi la gente mi prenderà in giro? Io lo so che non ho talento. Buttati e pittura, ti serve, imparerai a essere più bravo con l’esercizio! No, ho paura. Buttati! No. Ma vuoi vivere tutta questa vita sotto la costante pressione dell’ansia? No. E allora buttati! Ma ho ansia…. E allora ritraila, no?>>
Questo più o meno è stato il mio processo mentale che mi ha portato al “RITRATTO DEL SIGNOR ANGOSCIA”.
Volevo esorcizzare ciò che di più mi bloccava nella vita, avevo bisogno di guardare negl’occhi il mio più acerrimo nemico. Dovevo trasportare tutta quella paura che avevo dentro al di fuori e rinchiuderla sotto strati di colore.
Volevo riprendermi i miei spazi: Io sto qui, tu ansia, stai li. Quello è il tuo posto.
Fidatevi, quel giorno è cominciata una nuova vita per me.
MICHELE POLLASTRINI