Diego Fusaro

Recensione del prof. Diego Fusaro
Quella di Mita Riotto è una pittura che punta sui colori e sul loro uso poderoso e coinvolgente. In ciò è da ravvisarsi il suo tratto più specifco, la sua qualità più apprezzabile. La potenza incontenibile del colore permette alla mente di spaziare e di aprirsi al di
là del meramente esistente. Per così dire, i colori per come vengono sapientemente e
in modo originale utilizzati da Mita Riotto svolgono una dirimente funzione di distanziamento dall’assolutismo della realtà. Ci permettono di distanziarci dalle angustie
della realtà sensibile e di volare con la mente, passando dal registro ontologico del
necessario a quello del possibile, superando dunque la limitata cerchia di ciò che c’è
e aprendoci a quella di ciò che potrebbe esserci. Mita Riotto, con la sua originale e
inconfondibile opera pittorica, ci ricorda magnifcamente che ciò che c’è non è tutto:
e che, in maniera convergente, la realtà non è solo il meramente esistente; è, invece,
la somma di ciò che c’è e di ciò che, a partire da ciò che c’è, potrebbe esserci. La
pittura di Mita Riotto spezza, allora, la mistica della necessità e restituisce alle cose il
senso del possibile, invitandoci a non rimanere prigionieri del necessario e ad aprirci
al senso di ciò che potrebbe essere, se solo riusciamo ad affrancarci dalle dande
dell’assolutismo della realtà data. Una pittura emancipativa, dunque, che mediante il
colore ci esorta a innalzarci al di sopra del reale: perché, come ricordava Heidegger, la
possibilità sta al di sopra della realtà

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