TONY ALONZO

OPERA " LA SPERANZA"

Ci sono opere che, appena pubblicate in bacheca, sia io che Manola Donatella D’Autilia, senza neanche bisogno di consultarci, pensiamo subito che meritino di rappresentare il nostro Gruppo in copertina. E’ il caso di questo toccante lavoro di Monia Micaletto che ci ha subito colpiti per il suo forte impatto visivo ed emozionale. Una composizione che si avvale di quattro figure ben delineate, un medico, una dottoressa, un’infermiera dotata di candide ali e una paziente, tutte illuminate da una luce salvifica che le fa emergere dal buio abissale dello sfondo. Notiamo dapprima l’accentuato cromatismo dei camici e l’accurata definizione tecnica delle figure, ma poi la nostra mente si abbandona inevitabilmente ad alcune spontanee riflessioni. I medici e gli infermieri sono i nostri moderni super eroi che, invece di indossare un mantello e volare via, indossano semplicemente un camice, restando anche per 14 ore al giorno ad accudire i malati. Colpisce in questa composizione la presenza di quelle bianche ali che ci aiutano inconsciamente a considerare il ruolo fondamentale che svolge l’infermiera. Tutti noi amiamo pensare di avere accanto, fin dalla nascita, un angelo custode che, anche se non possiamo vederlo, ci protegge durante tutto il cammino della nostra vita. Quell’infermiera mi ha subito fatto pensare che oltre agli angeli invisibili, esistono anche quelli visibili. Essi sono mossi da un sentimento di amore verso il prossimo, si sottopongono a turni massacranti e al rischio costante del contagio, concedendosi solo pochissime ore di riposo, assistono i malati e li sostengono moralmente con il loro premuroso atteggiamento, quasi a cercare di sostituire i familiari che non possono essere presenti. La loro gentilezza diventa così una forza rigeneratrice. Questi angeli visibili aiutano a trascorrere il tempo che, negli ospedali, assume una dimensione infinita come se l’orologio non scandisse più le ore. Essi sono la parte buona della nostra società, quella di cui essere orgogliosi. Osservando quest’opera, abbiamo la conferma che, in un momento storico in cui milioni di persone sono fisicamente separate, l’Arte è un legame che unisce, aiuta, fornisce conforto, ispirazione e speranza. In questi tempi difficili, è una boccata d’ossigeno che dona sollievo. Quest’opera della Micaletto possiede un “hic et nunc”, cioè “un qui ed ora”, una collocazione spazio-temporale che le fa assumere il ruolo di un’autentica testimonianza storica di questo doloroso periodo in cui abbiamo tanto bisogno di Arte, di bellezza, di positività e del coraggio di andare avanti. Il Coronavirus non ferma l’estro degli Artisti che, seppure chiusi nell’isolamento delle loro case, liberano pensieri e desideri, dipingendo e trasmettendo messaggi di speranza e di luce. Proprio “La speranza” è il titolo che l’Autrice ha scelto per questa sua opera, ma non intesa come passivo ottimismo, bensì come quella forza straordinaria che, dopo essere caduti tante volte, ci permette sempre di rialzarci, con la tenace determinazione di volere raggiungere ciascuno la propria meta. E’ quell’impulso che ci spinge a liberarci da tutto ciò che ci imprigiona, ci incatena, ci spaventa e ci fa sentire vulnerabili, per aiutarci a restituire un senso al nostro vivere. E così, in questo delicato momento della storia, l’Arte ci trasmette un’altra forma di contagio, dal quale nessuno mai ci obbligherà a proteggerci: il contagio che si trasmette da un cuore all’altro, perché ogni cuore umano attende la fine di quest’incubo. È il salvifico contagio della speranza. 

(Tony Alonzo)

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