Maria Froncillo Nicosia - critico, gallerista

        Nunzio Ardiri, pittore nato in Sicilia ma da lungo tempo trapiantato in Calabria, porta nella sua pittura tutta la bellezza e la fascinazione della sua terra d’adozione, trasferendo nelle sue tele la rappresentazione di un paesaggio fortemente connotato dai luoghi in cui egli vive ed opera.
         Ardiri, attento osservatore della natura, descrive nelle sue opere laghi e colline, monti imbiancati e tramonti fra gli alberi, cascate d’acqua cristallina o quiete acque stagnanti ove le foglie d’autunno sembrano volersi specchiare per dare a tutto il paesaggio lacustre un tono di colore rosso ruggine che lo rende quasi irreale.
         Ma l’occhio dell’artista non si limita alla descrizione del paesaggio, si ferma anche su tutte quelle piccole forme di vita che lo abitano e che vivono nel segreto del sottobosco, al margine dei prati o sul tronco degli alberi.
         Sono le sinuose chiocciole, gli uccelli in vetta sui rami, le farfalle che, mentre si nutrono di polline, fanno mostra di sé coi loro iridescenti colori.
         E poi eccoci davanti al mare, una realtà azzurra che sembra invitarci nelle sue grotte segrete e che disegna sul suo eterno fluire onde e scogli che hanno in sé tutti i bei colori del mondo, il verde smeraldo, l’indaco, l’oro satinato del tramonto.
         La natura che Ardiri ci racconta con la sua pittura ci riporta ancora una volta a quel mondo ancora intatto che tutti dovremmo disperatamente difendere dal degrado, ci restituisce uno sguardo innocente, ci porta al nostro mondo irripetibile dell’infanzia.
         Un mondo che spesso dimentichiamo, stretti come siamo fra le nostre barriere metropolitane.
Ma, Nunzio Ardiri, pittore di marine e di paesaggi rivisitati da uno sguardo quasi innocente, ci induce, anche, a una riflessione sulla bellezza del mondo creato tentando un approccio con la rappresentazione di una realtà diversa, quella degli astri.
L’artista racconta questo suo viaggio nello spazio con lo stesso linguaggio col quale aveva prima dipinto alberi e laghi, mareggiate e tramonti pieni di quiete, fari tra le rocce battute dai flutti e riflessi di luce sull’acqua.
    I suoi pianeti, con le stelle fisse, non sono cristallizzati in una contemplazione estatica, sembrano anzi correre verso di noi, abbandonando i loro congelati sistemi, per visitare i luoghi della nostra vita.
    Essi illuminano, per i nostri brevi istanti terreni che certamente corrispondono agli anni luce dei loro percorsi, un paesaggio fatto “lunare” dalla loro presenza, danzano negli spazi coi loro aloni colorati e i loro anelli di fuoco ...
    C’è in questo mondo, più che mai incontaminato, un desiderio di fuga, un bisogno di concepire e di conoscere un modo di vita che ci allontani dalla pratica del nostro quotidiano, in una contemplazione notturna.
    La pittura di Ardiri ci riconcilia con l’ambiente in cui viviamo, ci suggerisce di guardarci intorno con lo sguardo pieno di stupore della nostra infanzia.
Ci conduce, con le sue opere, a luoghi quasi incantati che ci sembra di riconoscere, dal momento che l’artista è profondamente legato alla Sicilia che è il posto della sua nascita e della sua formazione giovanile.
    I paesaggi, le nature morte, la rappresentazione del mare e del cielo, sono certamente legati ad una memoria che, oltre ad esprimere la sua appartenenza, sembrano anch’essi provenire dai racconti stellari della sua pittura.
    Ciò che rimane fermo, sulle sue tele, è il senso della bellezza, è la ricerca di una comunicazione profonda che possa, negli occhi di chi guarda, riproporre l’eterno miracolo della natura, l’antico senso d’identificazione che da sempre ha posto l’uomo al centro del cosmo.
Questo messaggio di amore arriva fino a noi, coi colori e i segni dell’artista, nell’eterno conflitto tra la nostra provvisorietà e la sopravvivenza di tanta bellezza nella quale siamo immersi e che talvolta sembriamo ignorare, disattenti cittadini di un mondo al quale sia pure per un breve tempo apparteniamo.                   

    Nunzio Ardiri, con le sue magiche tele invase da smaglianti colori, celebra, con immagini di grande creatività pittorica, l’eterno miracolo della natura.
    Nella rappresentazione di luoghi indimenticabili, l’artista evoca una realtà di estrema bellezza.
Questi luoghi sono anche quelli nei quali si esprime il vissuto stesso dell’artista e il suo bisogno di trasformarli in memoria, sogno, aspirazione a sentirli come radice mai rinnegata di sé.
    Mettersi di fronte alle sue opere è quasi un’emozione, un ritornare a quel mondo onirico che, certamente, deve aver segnato il nostro immaginario per sempre.
    Nunzio Ardiri si è anche dedicato alla rivisitazione di molti pittori del passato donandoci tele che non solo risultano copie perfette degli originali ma che ci comunicano la sua grande emozione nel volerli riproporre.
    Abbiamo, così, ammirato bellissime tele di Caravaggio (San Gerolamo Scrivente), Leonardo da Vinci (La Gioconda e la Dama con l’ermellino), Mattia Preti (Cristo Fulminante), Antonello da Messina (Vergine Annunziata), Raffaello (La Madonna del Granduca e la Madonna del Cardellino), Mantegna (Cristo Morto e tre dolenti), Salvador Dalì (Cristo di San Giovanni della Croce), ecc.
    Questo suo lavoro, ha suscitato in noi non solo la gioia di rivedere capolavori indimenticabili ma anche la consapevolezza del talento del nostro artista e della sua splendida tecnica interpretativa nell’uso della figurazione e del colore.

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