Silvano Battistotti

Olga Polichtchouk, non volendo staccarsi completamente da elementi naturalistici, che vanno dagli insetti ai pesci, alle figure antropomorfe, trasla questi elementi di partenza espandendoli in un universo fisico. L?operazione comporta una dilatazione spazio-temporale che la proietta in un mondo luminoso e cromatico in cui linee, piani e superfici s?intersecano, si accompagnano, si fondono. Ne consegue una sorta di orchestrazione pittorica in cui squilli di colore, comparsa di piani spezzati, slanci di linee rette e curve, creano un ?unicum cromatico? stratificato che dinamizza lo spazio della tela.

Un universo in espansione il suo, in cui l?accenno a due piccoli occhi o ad un viso è l?elemento fondamentale da cui si espandono potenziali linee-forza, l?atomo primigenio che estrinseca tutte le sue potenzialità espressive traslandole da un mondo fisico ad uno metafisico. Un passo ancora e quest?ultima traccia biologica si proietterà nello spazio, quello siderale e metafisico che si sviluppa in modo violento ed originale dilatandosi nel cosmo.

Una pittura cosmica quindi quella di Olga Polichtchouk in cui qualche spirale e qualche segno arcaico ci riportano ad archetipi formali, quando ancora il cosmo era mistero, superstizione, ignoto.

Il suo tratto deciso e slanciato non lascia posto a ripensamenti, la sua è una pittura di ?azione? e l?azione è vita, è il suo modo di porsi di fronte al mondo e nel mondo. La risultante di questa vitalità espressiva è un universo mobile, in continua evoluzione che ci travolge e ci coinvolge rendendo la sua opera partecipe del fruitore che non può non sentirsi attratto in questi vortici di materia, colore e forma che saturano la sua pittura.

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