Professore: C. M Vetrugno 1987

Osservando le tele di Osvaldo Quarta, si è subito presi dall'ammirazione per la sua tecnica pittorica che richiede, senza dubbio, un paziente lavoro certosino. E, allo stesso tempo, si nota che ogni sua tela costituisce un percorso teso a trovare verifiche pittoriche, che conducano all'optimum, e forse un po' in polemica e provocatorie nei confronti dei cultori dell'arte classica. A costoro bisogna far osservare che anche l'arte è in continuo movimento, in continua evoluzione e, sempre e comunque, alla ricerca di se stessa, in ogni tempo, in ogni età e bisogna rispettare questo principio, con giudizi altrettanto positivi, per l'uomo moderno che cerca di realizzarsi in termini artistici. E Osvaldo, figlio e seguace di SEURAT, è un artista. Egli, seguendo le orme del Maestro, non si pone dinanzi alla natura come colui che ad essa deve rimanere subordinato. La Natura, sì, è già armonia, ma questa armonia egli vuol realizzare con la sua ragione, con la sua mente, con la sua mano, cioè con la SCOMPOSIZIONE OTTICA DEL COLORE, secondo il metodo definito "Divisionismo". Fedele a questo metodo, il nostro non realizza i colori sulla tavolozza, bensì nel rispetto delle leggi fisico-ottiche circa i colori puri e complementari. Ne deriva così una VISIONE ESTETICA, "una estetica che si esprime in termini di RITMO, di ANALOGIE e CONTRASTI, di analogie dei SIMILI, di TONO, di COLORE, di LINEE, considerate sotto l'influenza di un'illuminazione in combinazioni GAIE, CALME o TRISTI". Ma, ciò che più conta, OSVALDO QUARTA, col suo modo di dipingere, offre all'occhio dello spettatore il COLORE VERO, nella sua integrità e nella pienezza della sua carica luminosa.
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