Arch. Ruggero Martines

I cieli di Roma
Considerazioni per una mostra di paesaggi romani
 
Se l’architettura è il gioco corretto, sapiente, magnifico, dei volumi puri sotto la luce, come affermava Le Corbusier, la pittura di Petrucci è architettura, costruita da luce che crea volumi per mezzo del colore. E’ il metodo scelto dal maestro per dare parola ad un messaggio che è l’elemento costitutivo di ogni suo approccio alla realtà; esso è rappresentato da una coppia di “opposti” che è poi quella che gli psicologi chiamano “polarità”, l’una affiorante dal mondo della memoria, l’altra scaturita dall’esperienza del presente.
Ancora una volta Paolo Petrucci, irriducibile esploratore di tutte le frontiere della sensibilità cromatica e formale, si cimenta dialetticamente con Roma. La vasta produzione di immagini materiche, caratterizzata da densi colori stesi a spatola, porta alla luce riferimenti ancestrali, quasi scaglie indurite, congelate dal tempo e create in uno spazio immaginario, specchio del reale. Non è la prima volta che la radiosa pittura del Nostro, così impegnata nell’indagine delle potenzialità espressive della materia e del colore, nella celebrazione della vita e dei suoi riti, dialoga con il cielo. Eppure il colore di Petrucci introduce immagini di energia e di speranza: Romane cupole e cieli appaiono come simbolo di vitalità e di rinascita, il dipingere è il paradigma del vivere.
E’ noto quanto abbia concorso alla cultura internazionale l’immagine, la grandezza e la potenza della città eterna. La pittura dell’artista, intrisa nella tavolozza della città, è densa come una architettura. Le larghe stesure cromatiche hanno lo spessore del bassorilievo, creano spazio nella pittura. La classicità dei monumenti romani costituisce un segno, ed un’ancora gettata verso tradizione, valori e saperi. Il nostro artista nei suoi processi compositivi rispecchia l’assunto di una classicità solenne per l’energia vitale che sprigiona, e materna nutrice per i messaggi lanciati, attraverso l’occhio, allo spirito.
La sensibilità di Petrucci, la apparente naturalezza ingenua della spatolata, il senso della memoria sono le caratteristiche del Nostro che costruisce uno straordinario modello artistico e formale, un ponte con un passato, sempre presente, che l’artista spesso attualizza nelle sue opere, riproponendone i moduli compositivi e ridisegnando il senso dei monumenti e della città su di una materia resa scabra e granulosa, talvolta liscia e serica, con un colore pronto e sensibile. Lo stesso artista dichiara, attraverso la tela, che nella sua poetica si riflettono tutte le componenti della sua formazione artistica e personale, in un coacervo di passioni, di memorie, di reminiscenze storiche, di continui riferimenti e nessi logici tra pittura, scultura, canoni classici e sperimentazione contemporanea.
Limpidi celesti, fiammeggianti tramonti, cupe nubi, notturni ricchi di suggestioni convincono che è la luce la “materia” dello spazio e che il colore ne costituisce le immaginarie e mutevoli “pareti”. Volume e colore sono creati dalla luce, che è la materia del dipingere di Petrucci.
Arch. Ruggero Martines

Scopri di più