Emma Stella

IL SUONO DELLE COSE

oppure: ELOGIO DELL’INSONNIA

Le corde vengono da un mondo notturno.

Emergono sotto una luce che non suscita colore, né chiaroscuri, che non consente alcuna illusione ottica, che non indulge ad alcun abbellimento accattivante, ma al contrario permette l’osservazione più minuziosa del dettaglio.

Con sfoggio virtuosistico Pietro forza la tecnica del carboncino fino alla definizione fotografica, e spinge il contrasto fino ai livelli dell’incisione.

L’immagine si forma come un sistema di segni da decifrare, come un messaggio dato in una scrittura sconosciuta, come una partitura musicale di suoni primordiali.

Al di là del variare del soggetto, il tema della rappresentazione è ricorrente: l’intreccio come enigma, l’esperienza della complessità. In questa complessità l’artista si immerge senza difese, senza paura di perdersi nel labirinto, come pronto a cogliere i suoni più sottili che provengono dalle cose, anzi diventando la cosa rappresentata.

Come non invidiargli la pacificazione e la catarsi che deve venire da questi autoritratti in forma di intreccio? Mentre disvelano la potenza dei dettagli e la bellezza delle cose poco visibili, costruiscono uno specchio familiare dove scrutare il mistero.

Si ripete così l’alchimia della creazione: un angoscioso intrico, un ossessivo groviglio non fanno più paura.

Attraverso i titoli giocosi Pietro ci rassicura: le cose minacciose appaiono innocenti e familiari se guardate con tenerezza e umorismo.

Il procedimento fa pensare a Rilke quando dice che le cose che ci fanno paura, hanno paura, e ci chiedono solo conforto.

ottobre 2007

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