Francesco Lodola

L’intenzione sottaciuta dell’artista pare a noi quella di inquadrare gli scorci di paesaggio in “un’atmosfera sospesa”, alla ricerca di segni, tracce della sopravvivenza di un pacifico convivere tra presenza dell’uomo e natura. Lontano dall’imprevedibile e dal manifestarsi spesso esagerato dei fenomeni atmosferici odierni. E’ come se Rasero, al pari di quanto fa Paolo Pejrone nei suoi brevi ma intensi racconti, cercasse un senso diverso del tempo e del vivere rispetto alla nostra quotidianità: senso fatto di attenzione, di necessaria lentezza, di capacità di osservare ed ascoltare… Su questa china può succedere che l’osservatore cada nell’inganno dell’evasione, della fuga nell’idillio. Quel dipingere con luce piena suona in qualche modo “catartico”, nutrendosi di una linfa deamicisiana e gozzaniana e smarrendo, quasi nascondendo, la nostra contraddittoria quotidianità? Una realtà che, per essere anche solo parzialmente “corretta”, va radicalmente discussa e ripensata.

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