Alfio Borghese

Pietra Barrasso dipinge con il cuore: gioia, dolore, disillusione, stanchezza, entusiasmo traspaiono dalle sue tele dense di colori sparsi a piene mani, con riferimenti più o meno significativi di qualche richiamo della realtà, siano essi fiori, foglie o elementi vegetali. Ma tutto permeato da forti vibrazioni luminose, che danno anche il titolo di questa sua mostra che giunge dopo i successi di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, della Biennale di Venezia con Sgarbi a Viterbo, e della Biennale di Alatri, Anagni e Frosinone.


L’acrilico della Barrasso è steso d’impeto, ma i colori sono scelti con cura minuziosa, tinta su tinta, alla ricerca di una perfezione cromatica degna di una grande artista. E l’impatto del quadro sul visitatore è immediato e vincente. Rimangono evidenti le tracce americane nella pittura della Barrasso, le ideologie assorbite durante la permanenza negli Stati Uniti e il suo amore per Pollock, ma la fantasia travalica il suo espressionismo astratto alla ricerca di un collegamento tra colore e sentimento. E alla luce si affida, sia se deve convincere con un tramonto, o che debba mostrare il suo amore per la natura con i girasoli e le deliziose campanule. Alla continua ricerca in linea con le avanguardie artistiche, Pietra Barrasso ha esposto a Mosca, a San Pietroburgo, a Boston, a Stoccolma, a Madrid, a New York, a Basilea, in Inghilterra e in molte città italiane. Le sue tele dipinte con pennellate veloci, con decise stesure di gialli, di rossi, di verdi e in particolare di bianchi come fasci di luce hanno una vibrante forza espressiva che riflette la poesia della sua arte. Ed ha ottenuto un personale risultato nei suoi quadri, alla ricerca di un accostamento costante tra il colore e la musica ( come scrive Luigi Tallarico), sulla scia degli insegnamenti di Paul Klee.

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