Daniela Bellotti - Il resto del Carlino in occasione della mostra inaugurata alla galleria d'arte "L'Ariete" di Bologna, giugno 1989

MESSAGGI IN UNA STANZA 

Si teorizza che l'uomo contemporaneo, nell'attuale cultura, dell'informazione di massa, del video, del computer, abbia perduto il contatto con la natura. Egli resta perciò isolato in una sorta di stanza tecnologica dove è raggiunto da messaggi filtrati attraverso vari media, da informazioni parziali, impoverite, raffreddate rispetto alla ricchezza sfaccettata della realtà. Porre l'accento su questa dimensione problematica, studiata da vari settori della sociologia, e sui disagi che essa comporta, può essere utile per capire molte esperienze artistiche del nostro tempo. Ad essa si può fare riferimento anche per valutare i dipinti di una giovane artista calabrese, Rita Alleruzzo, proposta dalla galleria L'Ariete (via Marsili 7). Le sue opere suggeriscono infatti un tentativo di lettura basato sulla sensazione di perdita di una naturale armonia tra l'uomo e la realtà oggettiva. Si nota innanzi tutto la presenza costante nelle sue tele di una finestra aperta, inquadrata da un punto di vista interno; al di là di questo diaframma, limite che separa il luogo di privata abitazione dal mondo, tutto appare contradditorio. Si distinguono ancora, come relitti di una dispersa bellezza paesistica, verdi di vegetazioni mediterranee, azzurri elettrici di notturni, biancori di case; ma la loro coerenza, che sarebbe esprimibile attraverso una resa prospettica di tipo rinascimentale o naturalistica, è completamente negata. L'atteggiamento della Alleruzzo è ancora più preciso: ciò che si trova all'esterno si riversa all'interno, invadendo lo spazio ombroso della stanza con una energia travolgente. Ma la separazione viene cosi cancellata da un'avanzata quasi rovinosa di una massa di confuse parvenze. Il linguaggio di queste immagini è giustamente disarmonico: a tratti post-cubista, a tratti quasi futurista, oppure geometrico o completamente astratto. L'incanto promesso dai titoli "Finestra a mare" "Notturno sullo stretto..viene del tutto disatteso. Il discorso di Rita Alleruzzo è lucido e disincantato, come appare evidente nella serie di opere più astratte, dove le superfici sono interamente ricoperte di brevi e metodiche pennellate multicolori, che accendono una sorta di granulosità variegata, che rimanda alla formazione elettronica delle immagini e costituisce un chiaro riferimento ai problemi della comunicazione e della dissoluzione dei messaggi. 



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