Critica del Prof. Nino Maseracchio.

Salvatore Cilio sa che l’arte serve soprattutto, o se si vuole anche ad esplorare la realtà per le emozioni cognitivi della vita nei suoi aspetti più reconditi, fino alla filosofia della geometria. Sta qui il maggior valore della “Metafisica” espressiva financo figurativamente per un futurismo ancenstrale, onirico, dopo le più svariate esperienze pittoriche.

Certo è che per queste dimensione bisogna nascere con la predisposizione all’arte. Ecco perché si è voluto dire di Cilio che è “Pittore nato”.

Infatti sin da piccolo, la sua capacità di “Ritrarre”,disegnando con i pastelli, la natura è stata veramente incredibile, come poi dimostreranno i voti che il pittore prof. Gesualdo Spampinato gli assegna a conclusione dei suoi studi all’Istituto Statale d’Arte di Comiso.Il suo insegnante di Disegno dal Vero gli avrebbe dato anche 10 in Disegno dal Vero, anzicchè 9, ma a scuola, si sa non si poteva più del 9. Spampinato glielo disse <<:… ti avrei dato dieci, ma non posso … tu lo sai…>>. Che peccato!

Lo scultore acatese Giovanni Cilio, prof. accademico a Firenze , conoscendolo, da paesano, lo stimolò sin dall’infanzia, apprezzando la sua capacità espressiva, per via delle mirabili impressioni che, ancora ragazzo, sapeva esprimere dipingendo, anzi disegnando per dipingere, come se avesse studiato per imparare i “blu”e i “rosa” di Ricasso, la cosiddetta “ arte negra” di Cezanne, le formidabili soluzioni che precedettero il Cubismo, il ritmo di segni elementari per l’astrazzione che fa pensare a Copogrossi.

Oh Dio…, non si creda che qui si voglia affiancare Salvatore Cilio a Picasso, a Capogrossi, quanto meno a Cezanne. E certo però che l’arte, anche quando è del tutto personale esperienza del bello, quando è vera arte; non può non avere dei riferimenti di livello stilistico o di maniera. E per questo che si pensa a Guttuso per il migliore realismo italiano, a Boccioni per il dinamismo plastico proprio del “Futurismo”, al comisano Salvatore Fiume per l’acceso cromatismo stranamente formale, oltre che – come si è detto – a Cezanne, a Capogrossi,a Picasso. E perché non citare anche il contemporaneo Gastone Cecconello, il pittore della filosofia delle geometria, oggi.

La ricchezza della pittura di Salvatore Cilio “Mostra” antologicamente, vuole appunto significare che l’altrove non è mai perduto quando è preso dall’arte di un versatile come Salvatore Cilio, il fornaio “Turi”” u viscaranu”, l’acatese che oltre a fare il panettiere (e che forme d’arte di pane che sa fare!) dipinge sempre, da bambino, facendoci ricordare che ha ragione Frank Oppencheineir quando dice <<L’arte non serve soltanto a rendere tutto più bello, anche se spesso è così. Gli artisti guardano alle cose del mondo con un occhio diverso rispetto agli altri>>.

Anche Salvatore Cilio, dipingendo e disegnando crea raffinate visioni della realtà, fino ad emancipare ora, anch’egli “L’arte della convenzioni accademiche e da regole costruttive ormai consolidate”, come dice Ara……. Annibali scrivendo di Alberto Di Falco per il quale la pittura è un’esplorazione all’interno della realtà della vita.

                                                                                      Critica del Prof. Nino Maseracchio

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