Dalle teorie della meccanica quantistica al concetto dell'artista.

Dalle teorie della meccanica quantistica al concetto dell'artista.

Credo che uno dei tratti distintivi del Arte Pittorica Quantistica, sia l’aspetto prettamente, concettuale, pro-cubista, futurismo del XXI° secolo. Crocevia di questa trasformazione è senza dubbio la mia pittura e, più in generale, tutto il lavoro svolto. L'opera d’arte intesa in senso classico, come espressione di valori formali, lascia il passo a un’arte che non ha più il suo fondamento nei valori visivi. Una rivoluzione che, a ben vedere, pone le mie premesse già negli anni settanta. Abbandonando precocemente la pittura contemporanea per dedicarmi a operazioni il cui tratto saliente è il prevalere l’aspetto concettuale delle teorie quantistiche. Ci fu un incidente che, se così posso dire, mi rivoltò lo stomaco. Avevo presentato in numerose collettive di pittura delle opere contemporanee e fui invitato a fare una pittura , cosi detta commerciale. Tutto questo mi parve puerile, insensato. Non è dunque un caso che io disertassi degli appuntamenti di alcuni eventi, non è necessaria alcuna sede in cui affermare la propria ortodossia attraverso inutili sfumature cervellotiche. Per compiere gesti radicali bisogna crederci, ho intuito che l’arte è entrata in una fase di stallo che la porta a cadere nella ripetizione sterile di forme consolidate, procedendo per piccoli strappi che si limitano a contraddire quanto detto in precedenza senza uscire dal paradigma del gusto, e ritenere di poter uscire da questo meccanismo con una contestazione radicale del concetto. Un cambiamento di prospettiva radicale che non può che comportare una maggiore importanza dell’artista: d’ora in poi sarò io a irradiare l’artisticità sul mio lavoro, e non viceversa, nel momento in cui creo dal concetto un pensiero nuovo, dimostrando che è sufficiente un atto mentale per modificare lo statuto degli oggetti. L’opera d’arte è tale quando qualcuno la sceglie, e non in virtù di sue qualità intrinseche. Per fare questo sono in rotta di collisione con un mondo che ritengo svuotato di senso e capace di ridurre l’artista a marionetta e il pubblico a mero assertore di concetti già approvati. In questo senso la mia arte è già pienamente concettuale perché inaugura la riflessione sugli stessi processi creativi e sulla loro fruizione come prassi artistica. Il processo mentale deve prendere il sopravvento sull’atto demiurgico, diventando esso stesso atto creativo. L'Arte Pittorica Quantistica è, dunque, un vero e proprio atto di fondazione che riporta l’artista a nuova dignità intellettuale, alla libertà di pensare e agire in disaccordo con il principio di autorità. A un’ampiezza di vedute raramente raggiunta in passato, una diretta conseguenza dell’approccio radicalmente nuovo verso la problematica del cosa sia un’opera d’arte e cosa determini le sue qualità estetiche. Una rivoluzione di questa portata richiederà lungo tempo per essere compresa e assorbita, io sono pienamente cosciente anche di questo, come pure sono cosciente del destino della mia pittura quantistica. Per quanto possa sembrare un paradosso, è proprio qui che risiede la mia continuità col passato perché ci dice che l’arte non può uscire da sé stessa, ma solo trovare dei contenuti più o meno validi, più o meno in linea con il proprio tempo. Io dimostrerò che quand’anche l’opera fosse azzerata, non sarebbe comunque possibile fare a meno di essa perché il meccanismo che la celebra non può interrompersi ed è disposto a innalzare nuove cattedrali per celebrare il rito. Solo la storia decreterà il senso della mia operazione, ma persino di questo sono consapevole. Forse occorrerà aspettare quaranta o cinquant’anni per trovare il mio vero pubblico, ma questo solo mi interessa, io posso gridare ai quattro venti che possiedo del genio, dovrò aspettare il verdetto dello spettatore perché le mie dichiarazioni assumano valore sociale e finalmente la posterità lo citi nei manuali di storia dell’arte. Non c’è dubbio che io abbia formulato la meccanica quantistica come concezione radicale del nostro tempo. Non possedere un concetto convincente significa esser privi di qualcosa di fondamentale, dei mezzi stessi mediante i quali la nostra esperienza delle singole opere si collega alla comprensione dei valori da esse rappresentati. Io avevo già intuito questo fenomeno e avevo opposto alla centralità sterile dell’oggetto le teorie quantistiche, troppo spesso propensa a trasformarsi in un concetto, la centralità del concetto e del suo portatore.


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