Pierfabio Panazza - 2001

Ho incontrato Sandro Baldoni quasi dieci anni fa e l'ho conosciuto nella sua veste professionale di stimato docente presso il liceo statale “Arnaldo” di Brescia, senza sapere né immaginare della sua passione per l’arte e la pittura. La prima idea che mi ero fatta di lui era quella di un uomo dal carattere aperto e dal fare schietto, sempre disponibile al confronto dialettico: insomma, una personalità in cui, sulle radici umbre (sua terra d’origine) si erano felicemente innestati alcuni geni distintivi della sua patria d’adozione (è nella nostra città dal 1970). Devo confessare quindi la mia sorpresa, molto positiva per la verità, quando per la prima volta mi ha mostrato alcuni suoi dipinti, perché attraverso di essi ho cominciato a cogliere certe sfaccettature legate al lato intimo e pudicamente quasi celato dell’animo di Baldoni. Malinconiche dolcezze, emozioni improvvise, fremiti di vita palpitante, anelito d’infinito sono le sensazioni che più di sovente promanano dalle sue opere, sia quelle a soggetto figurativo sia quelle aniconiche o di tendenza astratta. In ogni caso, le sue tele sono pervase da una luce finemente indagatrice e velate di una atemporalità metafisica che traducono la ricchezza e la complessità del suo mondo interiore.
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