Teodosio Martucci

Sebastiano Cannarella “Ritratto di Antonio Ligabue”

Che nella pittura di Sebastiano Cannarella la componente ritrattistica

rappresenti un elemento particolarmente sensibile nel suo linguaggio

 espressivo, è un fatto evidente. Lo testimonia la serie di ritratti con cui

l’artista si confronta e che ha incontrato ed incontra il plauso della

critica specializzata. A questo suggestivo e sistematico percorso si unisce

ora il Ritratto di Ligabue, opera davvero rimarchevole per diversi fattori

stilistici e concettuali.

In primis è da rilevare il punto di vista insolito còlto da Cannarella, che

pare osservare e seguire il profilo plastico dell’immagine di Ligabue in

cui spicca la densità essenziale dei volumi, della testa, del collo, del men-

to, del naso, che termina nel volto cupo ed assorto del grande artista.

Ecco quindi come la struttura plastica della forma indaga e lascia affiorare

la psicologia tormentata e solitaria di Ligabue. Cromaticamente prevalgono

 i toni bruni, gli ocra, sviluppati in una pastosità cromatica aggrumata che ben si

armonizza con il profilo netto, puro del disegno, quasi fosse intagliato nel legno.

Si sviluppa pertanto una pittura dal carattere niente affatto celebrativo o re-

torico, piuttosto Cannarella instaura con l’artista Ligabue un dialogo intimo

e personale con cui tutti nella dovuta attenzione possono interagire. Del resto

la pittura è essenzialmente comunicazione, emotiva e profonda, tra la natura

e la vita, il desiderio ed il pensiero, la storia individuale e quella collettiva. Valori

che Cannarella ha compreso per istinto ancor prima che per stretta valu-

tazione culturale. Da qui la sfida autentica e drammatica cui, tuttavia, la sua arte

armoniosamente da tempo si presta.

                                                             Teodosio Martucci

                                Critico d’arte della rivista Artecultura


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