Rita Coppola

MIX MEDIA di Simonetta Bellei.

Con il termine Mixed media s'intende un'opera d'arte visiva creata con diverse tecniche e materiali, ad esempio su tela o anche su carta o cartone vengono usati allo stesso tempo materiali tradizionali del lavoro artistico e materiali di tutti i generi, in pratica materiale da riciclare e trasformare. Si potrebbe parlare di riciclo creativo.

Ma nelle opere di Simonetta credo che ci sia molto di più. Intanto vediamo che il suo lavoro si esprime con l’elaborazione fotografica delle immagini (in questa occasione, con interventi materici di Stefania Benassi).

E qui si apre un mondo di riflessioni. Fin dagli albori della fotografia digitale sono nate le discussioni su questo argomento, che hanno visto, in principio, due grandi gruppi: quello dei “favorevoli”, e quello dei “contrari”. Adesso che di tempo ne è passato, e la fotografia analogica è quasi estinta, le discussioni non riguardano tanto la necessità di intervenire con dei software sull’immagine scattata con la fotocamera, quanto piuttosto l’entità e la qualità degli interventi: fin dove è lecito parlare di semplice fotoritocco prima di oltrepassare il confine tra ciò che è ancora fotografia e ciò che potremmo definire, in senso lato, arte grafica digitale? La tecnologia digitale ha rivoluzionato le dinamiche per produrre e fruire dell’arte e dei linguaggi artistici tradizionali. La digital-art, inoltre ha dato il via ad ulteriori e sofisticate forme artistiche ancora mai sperimentate. Oggi l’arte digitale è certamente meglio integrata nel corpo più vasto dell’arte contemporanea, più presente e attiva anche nei circuiti consacrati della comunicazione estetica.

Simonetta è un’artista digitale che interviene su opere di altri artisti digitali, testimone di un processo di ulteriore evoluzione della digital-art, quasi un ‘Manierismo’ che, come la storia dell’arte ci insegna, va oltre l’imitazione per diventare nuova sperimentazione. Lavora partendo da opere di artisti famosi, opere che le sono piaciute, che l’hanno coinvolta sul piano emozionale. Interviene su queste immagini con azioni digitalizzate che per lei equivalgono al gesto pittorico. Anche visivamente le azioni che impone a queste immagini sono macchie di colore, frantumazione e ricostruzione della forma, revisione personale dei significati originari. Le immagini sono fuse, spesso sovrapposte, trasparenze e campiture dialogano tra loro. Scritte dal sapore un po’ arcano si innestano su parti anatomiche o colature, utilizza una nuova visione della tecnica del dripping digitalizzandolo.

Lei vuole appropriarsi di queste opere attraverso un omaggio agli autori. Le sue opere sono una meditazione nel quale aggiunge le proprie parole a parole già dette. Sono una revisione personale dei concetti contenuti in queste opere con le quali vuole contaminarsi, creare una corrente, un continuum atemporale che la metta in comunicazione diretta con questi autori del quale subisce la fascinazione, e al quale tributa tutta la sua ammirazione senza superbia, con la semplicità, o la complicità, di un atto creativo (che di per se stesso è un atto estremamente complesso).

In questi lavori Simonetta si ispira a Helmut Newton e Bettina Rheims, autori nel quale emerge con potenza il corpo come interlocutore e ispiratore di pratiche non razionali di rapporto corpo-realtà: un corpo interlocutore declinato nel senso vasto, laico e policentrico con cui lo si immagina o lo si percepisce oggi.

Artisti che la prendono nell’intimo. La attrae il loro lato trasgressivo, il loro modo di parlare di sessualità, ma soprattutto la comprensione profonda del concetto di sensualità, quella che ti cattura senza parlare.

Come artista ama i corpi dal quale traspira una energia intrinseca che coinvolge tutti i sensi, ma soprattutto nel quale l’immaginazione può trovare la poesia, può soddisfare il bisogno di poesia.

Cerca opere che si caratterizzano per l’ambiguità, opere che disorientando l’osservatore rimarranno nella memoria, come quelle di Newton che ha sempre sfidato le convenzioni e lo sguardo dell’osservatore, talvolta prendendolo in giro, ma sempre con stile ed eleganza, o quelle della Rheims e il suo presunto voyeurismo.

Soprattutto, donne. Al centro del lavoro di Simonetta c’è la passione per il corpo e la mente femminili che si esprime a vari livelli. Un primo livello è dato dal cercare di capire meglio cosa significa essere donna, quale sia la relazione fra una donna e il mondo, un altro livello è reso dall’erotismo e dalla nudità esibita che invece di concretizzarsi con la mercificazione dell’immagine della donna, ne fa la protagonista, sdoganadola dalla figura di donna-oggetto proprio sullo stesso piano sul quale tale concetto è stato costruito. Altro livello ancora è dato dal lato emotivo: la necessità di esprimere l’abbandono, la malinconia, la forza e la vulnerabilità, il lato maschile e quello femminile.

La bellezza, l’armonia dei gesti, per Simonetta sono punti di forza soprattutto quando la perfezione fisica è coniugata a dettagli imperfetti che appartengono al quotidiano, quando la bellezza è qualcosa che va oltre i canoni estetici delle copertine dei giornali di moda, quando più che manifestarsi direi che erompe dalla carica sensuale che il corpo umano può lanciare oltre la definizione dei generi, oltre tutti i confini.

 

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