Discussione

di Antonio G D'antini

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Descrizione

Non è la prima volta che mi cimento con la rappresentazione di una scena da un punto di vista al di sotto del piano dove poggiano le figure.

Cioè, come in altri dipinti, ho immaginato di guardare le cose come se stessi sdraiato sulla schiena, cioè supino, e quindi il mio sguardo si realizzasse in verticale (invece che in orizzontale) dal basso verso l’alto.

Una visuale insolita dunque, ma che evidentemente attrae il mio interesse, come tutte le cose che escono dall’ordinario.

Io mi riconosco come una persona fatalmente attratta da tutto ciò che non rientra nei canoni della “normalità”.

La scena rappresenta l’interno di una camera ammobiliata in modo essenziale e ci sono quattro persone sedute intorno ad un tavolo rettangolare che io immagino parlino tra loro (da cui il titolo).

Ho scelto questo tra i lavori da presentare, perché ho notato che ha “colpito” i visitatori delle esposizioni in cui era presente, vedevo che ne catturava l’attenzione e l’interesse.

In particolare alcuni critici d’arte mi hanno esortato ad insistere su questo stile, pensando che potrebbe essere un punto di svolta per la mia arte.

Dal mio canto, ho idea che il motivo per cui mi riesce spontaneo rappresentare le cose in questo modo è da attribuirsi alla posizione di chi osserva la scena che, come ho detto, è quella supina…cioè è la posizione di uno che riposa o che…sogna; un po’ come quando si è a letto.

Sarà forse che chi crea (il sottoscritto) desidera realizzare le sue osservazioni in uno stato di…riposo appunto, se non addirittura di …sonno.

Quanto al cromatismo dell’opera, anche in questa, come in altre mie, ho dato largo spazio a colori terrosi e grigiastri curando più il contrasto dei toni che quello delle tinte.

Infatti, è mia convinzione che l’estetica di un’immagine ne guadagna più con un sapiente equilibrio dei contrasti di tono, che puntando sui contrasti delle tinte.

Personalmente non mi piacciono le immagini che presentano colori troppo saturi o che creano troppo “chiasso”; amo invece le atmosfere dei dipinti ottocenteschi, nei quali appunto i grigi e le terre avevano un ruolo determinante.

Nella composizione, l’elemento che ne ordina la struttura è il punto di fuga, che però non è centrale, ma è dislocato nella zona mediana del lato superiore della tela che secondo me da maggiore dinamismo alla scena.

Quindi ogni elemento della composizione obbedisce al punto di fuga: le direzioni delle gambe delle sedie e del tavolo, i profili delle figure umane, le linee dei due mobili e quelle della finestra e della pianta e infine le tre linee direzionali della camera.

La luce proviene da una zona che non cade nell’inquadratura ed è da individuarsi nella zona superiore destra.

In ogni modo, credo che si tratti di una composizione tutto sommato semplice, perché non volevo che l’attenzione fosse assorbita troppo dagli oggetti presenti, quanto dal modo in cui si realizza la rappresentazione.


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